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Nodi e inchieste. La centrale era a rischio? Per chi lavoravano gli operai?

Viviana Daloiso mercoledì 10 aprile 2024

I vigili del fuoco durante le operazioni di ricerca dei 4 dispersi nella centrale di Suviana

«Ma che mondo del lavoro è?». Gli occhi iniettati di sangue e la voce ferma, Michele Bulgarelli si muove nervoso sullo spiazzo davanti alla centrale elettrica Enel Green Power di Suviana. Dietro è un via vai di vigili del fuoco e soccorritori, si cerca ciò che a tutti a ogni ora che passa appare sempre di più come un miracolo: trovare vivi i quattro lavoratori dispersi che mancano all'appello. Il segretario della Cgil di Bologna butta fuori subito la sua verità: «Quello che è grave è quello che non sappiamo. Non si sa quali sono le aziende di cui erano dipendenti i lavoratori esterni. Poi scopriamo che uno è un pensionato, una partita Iva». Le domande attendono una risposta che da Enel arriva solo in parte, almeno per ora.

Nella centrale «erano in corso lavori iniziati a settembre 2022, attività ampiamente programmate che stavano terminando in questi giorni con timing già previsti» la versione dell'Ad Salvatore Bernabei, anche lui sul piazzale, circondato dai giornalisti. «Per effettuare questi lavori di aggiornamento tecnologico abbiamo scelto alcune tra le migliori ditte del settore, parliamo di Siemens, Abb e Voith. I contractors da noi scelti sono sinonimo di prestigio a livello globale. Queste aziende, a loro volta, possono decidere di rivolgersi ad altri specialisti. Domande su questo aspetto sono da rivolgere ai contractors, noi sottolineiamo che sono lavori solo per specialisti, e a loro li abbiamo affidati». E di certo, quelle domande, saranno il cuore dell'inchiesta aperta dalla Procura di Bologna su disastro colposo e omicidio colposo, di cui sono ufficialmente incaricati il procuratore capo Giuseppe Amato e il pm Flavio Lazzarini.

Le informazioni sulle mansioni di vittime e dispersi al momento sono poche. Vincenzo Garzillo, il pensionato a cui fa riferimento la Cgil, aveva 68 anni e un profilo professionale da “commissioning manager”, cioè da vero esperto. Aveva lasciato il lavoro da un anno, quando lavorava per Enel nella Centrale di Presenzano (Caserta) si occupava della riattivazione dei macchinari delle centrali idroelettriche. Compito che ora svolgeva per la Lab Engineering, ditta di Ortona (Chieti), che si occupa di metanodotti, impianti di perforazione e produzione di olio e gas, e di tecnologie innovative. E proprio nella sua qualità di esperto sarebbe stato mandato a Suviana per supervisionare alle operazioni di riattivazione delle macchine. Gli altri erano tecnici e manutentori di vario tipo, venivano un po' da ogni parte d'Italia: Mestre, Milano, Pontedera. Paolo Casiraghi, che di anni ne aveva 59 e veniva da Milano, lavorava invece da una vita come tecnico specializzato all'Abb: a Bargi era andato per controllare il corretto funzionamento delle turbine, due, che erano state installate di recente.

Le condizioni della centrale

A poche ore dall'incidente i nodi da sciogliere sulla tragedia restano ancora tanti. A cominciare da quello sulla sicurezza dell'impianto. Secondo il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, le condizioni della centrale erano finite sotto la lente del sindacato da tempo: «Un anno fa la nostra organizzazione sindacale denunciò il fatto che non si intervenisse, ci sono documenti presentati sui quali si diceva che la sicurezza non era al massimo. Avevamo scritto dicendo che c'erano procedure e sistemi da migliorare. Purtroppo non ci sono state risposte. In una logica nella quale gli appalti al massimo ribasso e i subappalti a cascata tengono conto solo del profitto, dell'utile, e non rispettano la vita umana, poi abbiamo le tragedie».

Una versione confermata, anche se solo in parte, dalle prime testimonianze degli ex dipendenti: «Ci sono stati adeguamenti di routine e di sicurezza ma non era mai successo niente di simile. C'era qualche piccolo problema, ma risolto al momento - spiega Gabriele Cattani, ex dipendente della centrale residente in zona e giunto sul posto del disastro, anche lui, per avere notizie dei vecchi colleghi -. Ho lavorato qui 15 anni però, abbiamo sempre lavorato tenendo conto della sicurezza, sempre. È una centrale a pozzo: la sicurezza è tutto». La Uil aveva scattato una fotografia generale della condizione delle centrali in Italia, evidenziando la presenza di combustibili non sempre correttamente presidiata, spazi di movimento troppo angusti, strutture datate: «Metteremo tutto a disposizione delle autorità» assicura ancora Bombardieri.

La rabbia dei sindacati

Il mondo del lavoro però non ci sta. Quasi 1.500 morti nel 2023 e le ferite ancora aperte di Brandizzo e del cantiere Esselunga a Firenze non lasciano il tempo di aspettare le risposte sulle cause dell'esplosione a Suviana: «Abbiamo deciso come Cgil e Uil di indire per domani a Bologna uno sciopero di 8 ore, per tutti i settori pubblici privati, dando appuntamento alla città alle 9 in piazza XX Settembre. Una manifestazione che tiene insieme lo sgomento e la rabbia, rabbia perché dopo un giorno non sappiamo le aziende coinvolte, che cosa è successo, che contratti avevano i lavoratori in vario modo coinvolti in un cantiere Enel - scrive la Cgil Bologna -. Basta: abbiamo bisogno di tenere insieme un mondo del lavoro che rischia di restare nella propria solitudine e rabbia. Ci aspettiamo una grande adesione allo sciopero, nelle fabbriche, negli uffici, nei luoghi di lavoro pubblici e privati. È il momento di dire basta. C'è un prima e c'è' un dopo l'incidente di Suviana». All'appello risponde immediatamente il sindaco di Bologna Matteo Lepore: «Invito tutte e tutti a partecipare domani al corteo. Dobbiamo stare accanto ai colleghi e ai familiari delle vittime, ai feriti a quanti oggi sono nell'angoscia per i dispersi. Dobbiamo esserci domani».