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Sea Watch. Il Gip non convalida l'arresto, la capitana è libera. «Salvava vite»

Danilo Poggio martedì 2 luglio 2019

Carola Rackete (Ansa)

Nessuna misura cautelare, nessuna limitazione ai suoi movimenti. Carola Rackete è libera. «Sono sollevata dalla decisione del giudice che considero una grande vittoria della solidarietà verso tutti i migranti, contro la criminalizzazione di chi vuole aiutarli» ha detto la comandante della Sea Watch, come riportato via Twitter dal'ong tedesca. «Sono commossa dalla solidarietà di tante persone. È stato un lavoro di squadra».

Nessuna limitazione ai movimenti di Rackete

Il Gip di Agrigento, Alessandra Vella, non ha convalidato l'arresto della comandante della Sea Watch 3, Carola Rackete, e ha escluso il reato di resistenza e violenza a nave da guerra, in quanto la motovedetta della Finanza speronata dall'imbarcazione della ong non sarebbe una nave da guerra. Il reato di resistenza a pubblico ufficiale, invece, sarebbe stato giustificato da una "scriminante" legata all'avere agito "all'adempimento di un dovere", quello di salvare vite umane in mare. La giudice ha anche precisato che la scelta del porto di Lampedusa come approdo della nave carica di migranti salvati nel Mediterraneo non sia stata strumentale, ma obbligatoria perché i porti della Libia e della Tunisia non sono stati ritenuti porti sicuri.

IL DOCUMENTO Ecco l'ordinanza che ha rimesso in libertà Carola Rackete

A questo punto, dunque viene meno la misura degli arresti domiciliari deciso dalla Procura, che aveva chiesto la convalida della misura restrittiva e il divieto di dimora in provincia di Agrigento. Resta aperto l'altro procedimento a carico della capitana per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. L'avviso di garanzia le era stato notificato proprio il giorno prima dello sbarco e l'interrogatorio dovrebbe avvenire nei prossimi giorni.

LEGGI QUI IL TESTO DELL'ORDINANZA DEL GIP

Ieri la capitana ha sostenuto un interrogatorio di circa tre ore, durante il quale "ha risposto in maniera puntuale e sintetica a tutte le accuse - dice uno dei suoi difensori, Alessandro Gamberini - e ha spiegato di non avere avuto alcuna intenzione di provocare la collisione con la motovedetta della Guardia di Finanza". "Ha ribadito le sue scuse, precisando di essere stata l'unica a decidere. Le sue richieste di aiuto - ha aggiunto il legale - sono rimaste inascoltate, i migranti a bordo meditavano forme di autolesionismo. C'erano reazioni paranoiche collettive."

Di diverso avviso la Procura, che, pur confermando il clima "sereno e di collaborazione" durante l'udienza di convalida, ritiene che non ci fosse alcune necessità di forzare il blocco della Guardia di finanza nella notte tra venerdì e sabato scorsi e che l'impatto sia stato voluto. I pm avevano quindi chiesto per lei la convalida dell'arresto e il divieto di dimora ad Agrigento.

La Sea Watch3, intanto, ha lasciato il porto di Lampedusa per raggiungere Licata. A scortare la nave della Ong tedesca, che è sotto sequestro, le motovedette della Guardia di Finanza. Al porto di Licata, l'imbarcazione, battente bandiera olandese, resterà ancorata per consentire nuovi accertamenti e perquisizioni da parte dei Pm. Il sequestro è dovuto al primo procedimento, quello per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, nel quale risulta iscritta nel registro degli indagati Carola Rackete.

L'audizione del procuratore Patronaggio alla Camera

"Fino ad oggi non abbiamo avuto una prova di collusioni tra le ong e i trafficanti di esseri umani". Il Procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio usa parole chiare durante la sua audizione davanti alle Commissioni di Giustizia e Affari costituzionali della Camera e parlando del decreto sicurezza bis. E sulla questione della sicurezza dei porti libici, spiega che ci sono "indagini in corso sulla zona Sar (Ricerca e soccorso) libica, che funziona solo in relazione all'accordo con l'Italia e senza l'apporto dell'Italia non sarebbe presidiata".

E, comunque, per la sicurezza dell'Italia, "pericolo maggiore" non sono "i gommoni che arrivano dalla Libia" ma "gli sbarchi fantasma", con le micro imbarcazioni che riescono ad arrivare sulla terraferma senza essere intercettate. La pericolosità, ha spiegato Patronaggio, è dovuta anche al fatto che a bordo spesso ci siano "soggetti che hanno problemi giudiziari e che, astrattamente, potrebbero essere collegati" a gruppi terroristici o all'Isis. "Chi va sui gommoni fantasma, che generalmente arrivano dalla Tunisia - spiega - è evidente che vuole sottrarsi ai controlli, anche perché va tenuto conto che tra la Sicilia e Tunisi c'è un traghetto due volte a settimana".

E i numeri lo dimostrano: "Nella provincia di Agrigento nel 2017 abbiamo avuto 231 sbarchi con l'arrivo di 11.159 immigrati, nel 2018 il dato è calato con 218 sbarchi e 3.900 immigrati, nel primo semestre del 2019 abbiamo soltanto 49 sbarchi e 1.084 immigrati". E di questi sbarchi "quelli riferiti ai salvataggi delle ong sono una porzione assolutamente minore e per quanto riguarda quest'anno sono statisticamente insignificanti". Infatti, "mentre si agitava il caso della Sea Watch 3, negli stessi giorni in silenzio sono arrivati oltre 200 migranti con vari mezzi, salvataggi di Guardia di finanza e Guardia costiera o barchini".