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Fotografia. È morta Letizia Battaglia, la fotografa testimone della lotta alla mafia

Redazione Internet giovedì 14 aprile 2022

Era sempre fuggita da Palermo perché la faceva sentire prigioniera di una condizione che la soffocava e non percepiva come sua. Ma poi a Palermo che "è un po' magica, un poco caduta, un poco solenne, è vita e morte" è sempre ritornata, prigioniera di un amore tormentato, finito solo ora che Letizia Battaglia è morta a 87 anni.

Se n'è andata pochi giorni prima che la sua storia irrequieta, interpretata da Isabella Ragonese e raccontata in una fiction di Roberto Andò, venisse trasmessa dalla Rai. Memorabili i suoi scatti, uno dei quali ha
impresso per sempre la morte del presidente della Regione Piersanti Mattarella, soccorso dal fratello Sergio, oggi presidente della Repubblica.

A 27 anni conobbe casualmente il poeta Ezra Pound, questa veloce conoscenza l'avvicinò alla sua poesia che divenne grande fonte di ispirazione per tutta la sua vita. Ben presto Letizia troverà casa presso il quotidiano L'Ora. A Milano starà per diversi anni e qui Letizia imparerà maggiormente questo suo linguaggio, racconterà gli Anni di piombo, finché, nel '74, tornerà nella sua amata Palermo, responsabile della fotografia sempre per il giornale L'Ora, raccontando la città tra mafia, clientelismo, politica e degrado, a fianco ad altri grandi testimoni del suo tempo tra i quali Josef Koudelka e Ferdinando Scianna.


Il suo archivio racconta l'egemonia del clan dei Corleonesi. Sono suoi gli scatti all'hotel Zagarella che ritraggono gli esattori mafiosi Salvo insieme a Giulio Andreotti e che furono acquisiti agli atti per il processo. Il 6 gennaio 1980 è la prima fotoreporter a giungere sul luogo in cui viene assassinato Piersanti Mattarella.

Le foto di Letizia Battaglia erano icone drammatiche e simboliche delle vicende di mafia. Ma lo erano anche quelle che riprendevano i boss imputati nel maxiprocesso, Giovanni Falcone che raccoglieva le rivelazioni di Tommaso Buscetta, la figura di Giulio Andreotti accusato di avere avuto rapporti con Cosa nostra. Lo scatto più drammatico e più evocativo è quello che riprende Sergio Mattarella mentre cerca di soccorrere il fratello Piersanti abbattuto dai sicari della mafia.
L'archivio di Letizia Battaglia è diventato così una immensa galleria di personaggi ma anche un giacimento di memoria e di quella che Andò ha chiamato la "liturgia struggente" dell'Apocalisse palermitana.

Non mancava in quel lavoro un forte impegno civile ma anche un senso di disgusto che portava Letizia Battaglia a cambiare spesso soggetti e a occuparsi soprattutto di donne e di bambine. Celebre, sullo sfondo delle miserie del quartiere della Kalsa, la foto della bambina con il pallone che riuscirà a ritrovare ead abbracciare dopo 40 anni.

Fotografie esposte in tutto il mondo e che le sono valse anche prestigiosi riconoscimenti internazionali come il premio Eugene Smith. Letizia Battaglia ha fatto la fotoreporter, raccontava, "con onore e disciplina". Non mancava mai gli appuntamenti con le grandi storie. Ma c'è stato un periodo in cui anche lei si è lasciata tentare dalla politica. Con i verdi fu eletta deputato regionale e poi nominata anche assessore al decoro urbano in una delle giunte di Leoluca Orlando con il quale è rimasto un legame così forte da resistere alle scosse di polemiche volanti.