giovedì 16 giugno 2016
«Gilgamesh, quello che cerchi non lo troverai mai: quando gli dei crearono gli uomini diedero loro la morte e tennero per sé la vita».Così si rivolgeva Siduri al mitico re di Uruk che andava in cerca dell'eterna giovinezza. L'intrigante locandiera di quattromila anni fa, esperta di umanità, tentava in tutti i modi di disilluderlo. Ma i tempi son cambiati e forse, oggi, non gli direbbe più le stesse cose! La chirurgia, la tecnologia, la genetica, il benessere, la robotica, lo stile di vita, hanno aperto delle insperate vie a una giovinezza che, se non ancora eterna, si presenta estremamente più lunga e destinata a durare oltre i limiti delle naturali stagioni della carne. Armando Matteo parla dell'attuale come dell'epoca dei post-mortali, di quelli, cioè, che non soggiacciono più all'odioso confine del tempo. Che ne sarà della Resurrezione? si chiede. Guardando il Cristo Risorto di Rubens verrebbe quasi da rispondere che quelle membra così virili e fresche siano un esempio di perfetta giovinezza, oltre la sbarra della morte. Verrebbe quasi l'impudente sospetto che proprio il corpo del Risorto abbia ispirato la ricerca odierna. Il Risorto, però, dentro a un corpo resuscitato, presenta un'altra umanità: quella che è trasformata nell'Amore. E questo è proprio un'altra cosa.
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