venerdì 8 marzo 2024
Ricevendo i partecipanti al Corso della Penitenzieria Apostolica sul Foro Interno, Francesco ha svolto una catechesi sull'Atto di dolore. «Vivete ogni confessione come irripetibile momento di grazia»
Papa Francesco riceve in udienza i partecipanti al Corso sul Foro Interno promosso dalla Penitenzieria Apostolica

Papa Francesco riceve in udienza i partecipanti al Corso sul Foro Interno promosso dalla Penitenzieria Apostolica - foto Vatican Media

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Il compito affidato ai sacerdoti nel confessionale è «bello e cruciale», perché «permette di aiutare tanti fratelli e sorelle a sperimentare la dolcezza dell’amore di Dio». Lo ribadisce papa Francesco ricevendo i partecipanti al Corso sul Foro Interno promosso dalla Penitenzieria Apostolica guidata dal cardinale Mauro Piacenza e dal reggente, monsignor Krzysztof Nykiel. Di qui l’incoraggiamento «a vivere ogni confessione come un unico e irripetibile momento di grazia, e a donare generosamente il perdono del Signore, con affabilità, paternità e oserei dire anche con tenerezza materna».

Nel discorso, che è stato consegnato ai presenti, il Pontefice ha svolto una piccola catechesi sulla preghiera dell’Atto di dolore che «nonostante il linguaggio un po’ antico» (con la possibilità che venga «frainteso in alcune sue espressioni») conserva «tutta la sua validità, sia pastorale che teologica». Del resto ne è autore «il grande» sant’Alfonso Maria de’ Liguori, «maestro della teologia morale, pastore vicino alla gente e uomo di grande equilibrio, lontano sia dal rigorismo sia dal lassismo».

In particolare Francesco approfondisce la parte finale della preghiera: il proposito di non ricadere, che «esprime la volontà del penitente di non ricadere più nel peccato commesso e permette l’importante passaggio dall’attrizione alla contrizione, dal dolore imperfetto a quello perfetto». Le parole «Propongo, con il tuo santo aiuto, di non offenderti mai più» esprimono, spiega il Papa, «un proposito, non una promessa». Infatti «nessuno di noi può promettere a Dio di non peccare più, e ciò che è richiesto per ricevere il perdono non è una garanzia di impeccabilità, ma un proposito attuale, fatto con retta intenzione nel momento della confessione». Inoltre «è un impegno che assumiamo sempre con umiltà, come sottolineano le parole “con il tuo santo aiuto”». Non a caso san Giovanni Maria Vianney, il Curato d’Ars, usava ripetere che «Dio ci perdona anche se sa che peccheremo di nuovo». E del resto, conclude papa Francesco, «senza la sua grazia, nessuna conversione sarebbe possibile, contro ogni tentazione di pelagianesimo vecchio o nuovo».

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