giovedì 7 settembre 2023
Un’ulteriore mossa dell’esecutivo guidato da Narendra Modi di recuperare all’India guidata dal suo Bharatiya Janata Party un'identità più consona alla narrazione di un Paese induista
Tutto pronto per il G20 a New Delhi

Tutto pronto per il G20 a New Delhi - Ansa

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La notizia che sabato a ospitare la cena di apertura del G20 a Delhi non sarà, secondo gli inviti distribuiti, l’India ma la “Repubblica di Bharat” sta sollevando curiosità e qualche perplessità.

Difficile non pensare che si tratti di un’ulteriore mossa dell’esecutivo guidato da Narendra Modi di recuperare all’India guidata dal suo Bharatiya Janata Party una identità più consona alla narrazione di un Paese che si vorrebbe di identità induista prioritaria se non esclusiva. In questo senso la questione di un nome realmente rappresentativo per un Paese delle dimensioni, della storia e delle caratteristiche dell’India si presta a alcune valutazioni.

Anzitutto, “India” non è un termine con valenze culturali o religiose ma ha una origine geografica. Deriva dal nome dall’Indo, in origine Sindhu e indicato come Indus o con altre varianti nella storia. Un fiume che ha oggi buona parte del suo corso e del suo bacino in territorio pachistano, dove la stessa civiltà indiana (e la storia riconosciuta di India e Pakistan) hanno le radici comuni. Una zona di migrazioni, commerci e conquiste attraverso i quali il nome “India” nelle varie forme è arrivato in Europa fino dall’antichità.

Contemporaneamente alle circostanze storiche che hanno garantito all’Indo di essere all’origine di una denominazione applicata a un’area assai più vasta di quella prossima al grande fiume, la storia e il mito si confondevano e perpetuavano nella tradizione induista. Il Mahabharata, uno dei due principali poemi epici indiani, è un’opera immensa che ha al centro il conflitto tra due stirpi cugine discendenti da uno stesso mitico progenitore, Bharata, espressione di una stirpe di origine indoeuropea di cui si ha traccia già nella più antica tradizione in lingua sanscrita.

Va ricordato che Bharatavarsha (“patria dei Bharat”) è di uso comune per indicare il Subcontinente indiano e che lo Stato indipendente post-coloniale nasce e si sviluppa come Bharat yuktarashtra (Unione indiana). Diversi Paesi hanno scelto nel tempo di modificare il proprio nome per eliminare ogni retaggio coloniale.

Nel caso dell’India, la questione non si pone tanto per l’utilizzo per quanto forzato di Bharat, ma se questo non possa essere un passaggio verso la sua identificazione come hindu rashtra (“nazione indù”) che è quanto chiedono le frange più estreme dell’induismo.


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