martedì 26 marzo 2024
Ultimi spiraglio per il giornalista australiano, accusato da Washington di spionaggio: la Corte chiede «garanzie» di un giusto processo dagli Stati Uniti
Manifestazioni per Assange davanti all'Alta corte di Londra

Manifestazioni per Assange davanti all'Alta corte di Londra - Ansa

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L’Alt Corte di Londra ha concesso al fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, l’appello contro l’estradizione negli Stati Uniti. Per il giornalista australiano, accusato da Washington di spionaggio, reato che contempla la reclusione fino a vita in un carcere di massima sicurezza, non è una vera e propria vittoria. La sentenza dei giudici Victoria Sharp e Jeremy Johnson ha precisato che la difesa non può presentare nuove prove a dimostrare che l’estradizione metterebbe a rischio la vita stessa di Assange, in condizioni di salute già molto precarie. All’accusa, di contro, sono state concesse tre settimane per fornire ulteriori rassicurazioni sul fatto che, se consegnato alle autorità d’Oltreoceano, il detenuto, oggi recluso nel carcere londinese di Belmarsh, verrà processato senza pregiudizi e che, in caso di condanna, non rischierà pene “inadeguate”, sproporzionate al caso, come quella capitale. L’udienza in cui la Corte scioglierà la riserva è fissata al 20 maggio.

Il giornalista, lo ricordiamo, è diventato famoso per aver pubblicato tra il 2010 e il 2011 migliaia di file “top secret” facendo conoscere al mondo gli abusi commessi dagli americani in Iraq e Afghanistan. Il pronunciamento dell’Alta Corte ha deluso quanti, considerandolo un simbolo della libertà di stampa, si aspettavano il via libera a un appello pieno. Tra i manifestanti arrivati sullo Strand con cartelli e striscioni a chiedere la sua immediata scarcerazione l’amarezza si confonde con un filo di speranza. La moglie, Stella Morris, si è fatta largo tra i supporter e i cronisti radunati all’esterno del tribunale, per un breve, gelido, commento della sentenza: “Sono sconvolta”, ha dichiarato. “Julian – ha aggiunto - è perseguitato perché ha rivelato il vero costo della guerra in vite umane. L’amministrazione Biden non dovrebbe fornire garanzie. Dovrebbe solo archiviare questo vergognoso caso”.

La decisione dei giudici britannici allunga i tempi di un procedimento che dura da più di dieci anni. È della scorsa settimana l’indiscrezione del Wall Street Journal secondo cui i legali starebbero patteggiando con il dipartimento alla Giustizia dell’amministrazione Usa un alleggerimento dei capi d’accusa vincolandolo a un’ammissione di colpevolezza.

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