martedì 26 agosto 2014
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​​I filo-islamici a Tripoli, il Califfato a Bengasi e il parlamento eletto a Tobruk: la Libia 'somalizzatà, evocata dalla maledizione profetica di Muammar Gheddafi, è alla fine realtà, mentre è sempre più rovente la polemica sull'intervento militare segreto contro le milizie islamiche che fonti Usa attribuiscono a Emirati Arabi Uniti ed Egitto.    I filo-islamici al potere de facto in queste ore a Tripoli hanno smentito alcune interpretazioni occidentali, che li volevano uniti agli integralisti di Ansar al Sharia, vicini ad al Qaida e protagonisti del Califfato di Bengasi. "Non abbiamo nessun rapporto con le organizzazioni estremiste, siamo contro il terrorismo e a favore della Costituzione", ha tuonato oggi un comunicato dell'Operazione Alba, che raccoglie le milizie armate che giudicano illegittimo il nuovo Parlamento, a cominciare da quelle di Misurata. Per questo hanno chiesto e ottenuto che la vecchia assemblea (il Congresso generale nazionale), dominata dai partiti di ispirazione islamica, si riunisse a Tripoli, dove è stato eletto un premier ad interim con l'incarico di creare un governo di salvezza nazionale. Ansar al Sharia è rimasta dunque a bocca asciutta, l'appello lanciato ieri ai "fratelli di Misurata" per la nascita di una grande fronte islamico è caduto nel vuoto. Anzi, le bordate partite da Tripoli portano nubi oscure e altri potenziali avversari per il Califfato, scosso in queste ore da nuovi violenti combattimenti contro le forze di Khalifa Haftar. L'ex generale, alla testa dell'operazione "Dignità" per "ripulire il Paese dagli estremisti islamici", avrebbe raggiunto un'intesa strategica con le milizie di Zintan, ritiratesi da Tripoli, che tuttavia non ha fermato l'avanzata delle fazioni rivali.    Il Parlamento, costretto a riunirsi a Tobruk, incassa il pieno sostegno dell'Egitto, con il presidente Abdel Fattah Sisi in persona che "ci ha garantito aiuti per il nostro Esercito, addestramento e consulenza", ha dichiarato Abdel Razak Nazuri, il capo di Stato maggiore nominato ieri dal Parlamento, dopo una visita lampo al Cairo. Intanto fioccano le polemiche su un presunto ruolo straniero nei raid aeri su Tripoli: fonti americane citate dal Nyt hanno accusato Emirati Arabi Uniti ed Egitto di avere una responsabilità diretta. Poi altri funzionari, citati dalla Afp, hanno corretto il tiro: Il Cairo avrebbe solo messo a disposizione le proprie basi ai cacciabombardieri di Abu Dhabi. L'Egitto ha negato con forza, parlando di menzogne. Gli Emirati tacciono. La Lega Araba smentisce tutti: "Sono stati condotti da Paesi non arabi e i bombardieri sono partiti dalle coste del Mediterraneo", ha detto l'inviato speciale, Nasser al Kidwa, in una intervista all'autorevole al Hayat. Il mistero resta, mentre la Libia si frammenta.
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