mercoledì 24 settembre 2014
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​I raid aerei contro le basi jihadiste in Siria, realizzati dagli Usa con il sostegno di alcuni Paesi arabi, non suscitano attese positive tra la popolazione siriana di Aleppo, timorosa "che questo tipo di intervento esterno possa peggiorare la situazione". Lo riferisce all'Agenzia Fides l'arcivescovo armeno cattolico di Aleppo, Boutros Marayati.La gente si chiede se non sia meglio fuggire. "Qui la gente non ha una visione chiara di quello che sta succedendo - fa notare l'arcivescovo - ma certo non vede gli autori dei bombardamenti come dei 'liberatori'. Il sentimento prevalente è che i raid non risolveranno i problemi, e potrebbero addirittura aumentarli. Aumenta ancora l'incertezza che tutti vivono ogni giorno. Quella con cui, ogni giorno, i padri e le madri di famiglia si chiedono se sia ancora possibile rimanere o se l'unica salvezza sia ormai da cercare nella fuga".C'è acqua due ore al giorno, manca il cibo. Intanto le scuole nei quartieri di Aleppo controllati dal governo hanno riaperto. I capi delle Chiese e delle comunità cristiane si incontrano una volta al mese per fare il punto della situazione e trovare forme condivise per alleviare le sofferenze e le difficoltà del popolo: "Noi rimaniamo qui - ripete l'arcivescovo Marayati - e cerchiamo di sostenere tutti per fare in modo che rimangano qui, che non vadano via, finché è possibile. C'è acqua solo due ore al giorno, sui nostri quartieri cadono ogni giorno i missili dei ribelli, manca il cibo. Tanti vanno via. Ma c'è anche chi è tornato dal Libano e dall'area costiera di Lattakia, quando sono ricominciate le scuole. Il nostro unico compito, in questa situazione, è cercare di far vivere i germogli di speranza che fioriscono tra le macerie".
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