giovedì 28 marzo 2024
I tassi alti fanno salire il costo della remunerazione dei depositi delle banche, ma gli interessi sui titoli di Stato acquistati negli anni passati restano bassi: rosso di 7 miliardi
Il governatore della Banca d'Italia, Fabio Panetta, all'assemblea dei partecipanti

Il governatore della Banca d'Italia, Fabio Panetta, all'assemblea dei partecipanti - Alessandro Di Meo/Ansa

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L’aumento dei tassi della Banca centrale europea ha mandato in rosso anche il bilancio della Banca d’Italia, che ha dovuto attingere al suo “fondo rischi generali” per chiudere in attivo il 2023.

Era tutto previsto, in realtà: già l’anno scorso, presentando un bilancio 2022 chiuso con un utile netto di 2,1 miliardi di euro, l’allora governatore Ignazio Visco aveva avvertito i partecipanti al capitale della banca centrale che si aspettava perdite lorde per il 2023 e anche per il 2024. Previsioni confermate: la perdita lorda del 2023 è stata di 7,1 miliardi.

La Banca d’Italia ha subìto questa perdita perché l’aumento dei tassi della Bce ha fatto salire il costo degli interessi che la banca centrale deve versare alle banche private sul denaro che le affidano. Come una banca privata fa con i suoi clienti, anche Bankitalia deve remunerare i depositi delle banche private sui conti che devono detenere presso la banca centrale: durante il 2023 gli interessi da versare alle banche della zona euro sono stati portati dalla Bce dal 2% al 4%.

Le cause di questa perdita lorda

Un aumento che non è stato bilanciato dalla crescita degli interessi sul lato degli attivi: Banca d’Italia ha in bilancio 657 miliardi di euro di obbligazioni, di cui 600 miliardi sono titoli di Stato italiani, acquistati su mandato della Bce nell’ambito delle operazioni di allentamento quantitativo (il quantitative easing) usate negli anni passate per ridare slancio all’inflazione. Sono in larga parte titoli con scadenza a medio e a lungo termine, che pagano interessi molto bassi rispetto a quelli attuali: il “Rendistato”, l’indice medio ponderato dei rendimenti dei titoli di Stato in circolazione, attualmente è al 3,6%, quindi inferiore di 40 centesimi a quel 4% di interessi che la banca centrale deve versare alle banche commerciali.

Per questo la perdita di bilancio, condivisa tra l’altro con le altre banche centrali europee: la Bundesbank tedesca ha chiuso l’anno con una perdita lorda di 21,6 miliardi, la francese Banque de France ha fatto un rosso di 12,4 miliardi. La stessa Bce ha fatto una perdita di 7,9 miliardi. Ogni banca centrale ha coperto le perdite con i fondi messi a riserva nei più redditizi anni passati.

​L'utile da 800 milioni e il pagamento ai partecipanti

La Banca d’Italia ha usato 5,6 miliardi del fondi rischi generali, ai quali si aggiungono i 2,3 miliardi di recupero fiscale della perdita lorda, così da arrivare a chiudere comunque i conti in attivo, con 815 milioni di euro di utile netto. Di questi, 615 milioni andranno allo Stato, mentre 200 milioni sono stati distribuiti tra i soci partecipanti: i maggiori, ognuno con una quota attorno al 5%, sono UniCredit, Intesa Sanpaolo, e le casse previdenziali Inarcassa (ingegneri e architetti), Enpam (medici e dentisti), Cassa Forense (avvocati).

Il bilancio resterà in perdita anche per quest’anno, ha scritto nella relazione il governatore Fabio Panetta, confermando le previsioni di Visco, ma «i fondi patrimoniali accumulati negli anni per fronteggiare l’eventuale materializzazione dei rischi sono oggi ampiamente sufficienti per coprire tanto la perdita del 2023, quanto quella stimata per il 2024».

Nel 2025, invece, Banca d’Italia dovrebbe tornare all’utile, anche perché il primo taglio dei tassi si sta avvicinando: «I rischi per la stabilità dei prezzi si sono ridimensionati e si stanno realizzando le condizioni per avviare un allentamento monetario» ha confermato il governatore.

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