venerdì 5 gennaio 2024
Il 5 gennaio 1924 la consacrazione del luogo di culto. Un secolo dopo, le parole del Papa. E il Pontificale col cardinale vescovo di Como. Con l'invito a essere «comunità fatta di pietre vive»
Olgiate Comasco: la facciata e l'interno della chiesa parrocchiale dei Santi Ippolito e Cassiano in due immagini d'epoca

Olgiate Comasco: la facciata e l'interno della chiesa parrocchiale dei Santi Ippolito e Cassiano in due immagini d'epoca - -

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Olgiate Comasco in festa. Nel 2024 ricorre il centenario della consacrazione della chiesa parrocchiale dedicata ai santi martiri Ippolito e Cassiano, avvenuta il 5 gennaio 1924 per mano del vescovo missionario Giovanni Menicatti (1866-1943, membro del Pime, che fu vicario apostolico dello Ho-Nan Settentrionale, in Cina). Il culmine delle celebrazioni venerdì 5 gennaio, con il solenne Pontificale presieduto alle 17 dal cardinale Oscar Cantoni, vescovo di Como, alla presenza delle autorità e di una folla di fedeli. Molti fra loro anche i bambini e i giovani.

Cantoni: siate oasi di fraternità e di pace

«Cari fratelli e sorelle che festeggiate il centesimo anniversario di consacrazione di questa chiesa: vi auguro di essere nella vostra città il segno visibile, splendente, della presenza di Dio tra gli uomini. La bellezza dell’edificio sarà il riflesso di una comunità cristiana “bella”, perché aderisce al suo Signore, nello Spirito, e ne dà testimonianza attraverso la sua vita evangelica. Se sarete uomini e donne di vera accoglienza, di unità e di promozione di vita nuova, la vostra comunità diventerà attrattiva e le persone accorreranno perché avranno scoperto in essa un’oasi di fraternità e di pace». Con questo auspicio il cardinale Cantoni ha concluso la sua omelia, dopo aver offerto alla folla dei fedeli una riflessione su «cosa è necessario per edificare oggi una rinascita della Chiesa nel cuore degli uomini», in questo tempo in cui molte persone, «pur senza sentire il bisogno di una loro appartenenza ecclesiale», esprimono tuttavia «una nuova esigenza per la cura dell'anima» e «una marcata domanda di senso».

«Il disagio emotivo e la solitudine, vero dramma del nostro tempo, che produce legami affettivi liquidi, mutevoli e fragili, hanno rimesso in movimento il desiderio di una ricerca di spiritualità fondata su sane e solide relazioni interpersonali, simili a quelle che hanno caratterizzato la Chiesa primitiva, come viene descritta negli Atti degli Apostoli, che facilitano l’apertura alla generatività e all’oblatività», ha sottolineato il porporato.

Ebbene: a questa umanità va offerta «una comunità fatta di pietre vive», una «Chiesa accogliente», dove Cristo non è solo proclamato a parole ma testimoniato e fatto incontrare agli altri con la propria vita di battezzati. «Una Chiesa ospedale da campo, cioè madre misericordiosa che, pur proclamando la verità di Dio, non si mostri severa e intransigente di fronte alle tante ferite degli uomini, così che nessuno si senta escluso o giudicato», ha detto il vescovo di Como, presiedendo la Messa concelebrata dal parroco di Olgiate don Flavio Crosta e da numerosi altri sacerdoti. «Siamo chiamati ad essere un segno di unità, a cui tutta l’umanità è destinata, e fare della comunità un luogo di riconciliazione».

Olgiate Comasco: la Messa presieduta dal cardinale Cantoni nel centenario della consacrazione della chiesa parrocchiale

Olgiate Comasco: la Messa presieduta dal cardinale Cantoni nel centenario della consacrazione della chiesa parrocchiale - foto Giulia Grisetti

Al termine della Messa di venerdì 5 gennaio e visitando la chiesa, ricorda inoltre un comunicato della parrocchia, i fedeli possono «conseguire ancora l’Indulgenza plenaria alle condizioni dettate dalla Santa Sede e i malati – e tutti coloro che siano impossibilitati a partecipare personalmente – potranno ugualmente fruire del dono dell’Indulgenza plenaria, fino domenica 28 gennaio 2024».

Papa Francesco: il vostro legame con la comunità dei santi

Della chiesa parrocchiale aveva scritto nei mesi scorsi papa Francesco, nel messaggio inviato alla comunità comasca in occasione della “Settimana Gerardiana” – che aveva visto Olgiate accogliere, dal 14 al 22 ottobre scorsi, l’urna con le spoglie di san Gerardo de’ Tintori, laico che in pieno Medioevo si dedicò alla cura dei malati e dei poveri. «La vostra comunità, già a partire dalla costruzione dell'edificio, esprime il forte legame che desiderate avere con la comunità dei santi – si legge nel messaggio del Pontefice –. Infatti, la bella facciata della vostra chiesa parrocchiale racchiude le nicchie che ospitano le statue dei santi Giovanni Battista, Ippolito, Cassiano e Antonio di Padova. Mentre internamente sono presenti gli affreschi di san Giorgio, di sant’Ilario di Poitiers e l'effige della Madonna del Carmelo».

Il parroco: chiamati a essere pietre vive

«La nostra parrocchiale è stata consacrata alla vigilia della festa dell’Epifania, una festa che ci invita a riscoprire la bellezza delle pietre della parrocchiale e la nostra bellezza – ha sottolineato don Flavio Crosta, il parroco di Olgiate –. La celebrazione di questo centenario offre alla comunità lo spunto per interrogarsi sul proprio essere pietre vive che cercano Colui che cerca, pietre vive che edificano rapporti di qualità, pietre vive che hanno il coraggio di non rimanere attaccate a comode abitudini e alle proprie idee ma che hanno il coraggio di farsi provocare dalla fede e dalla gioia e di ritornare a vivere “per un’altra strada”, con il cuore cambiato come quello dei pastori e dei Magi».

La necessità di una nuova chiesa

Come accade che una comunità antica come Olgiate Comasco abbia una chiesa parrocchiale consacrata solo cent’anni fa? Il motivo sta nelle vicende demografiche del borgo. Verso la fine del XIX secolo, con l’aumento della popolazione, la chiesa parrocchiale risultava ormai insufficiente ad accogliere i fedeli. Cominciò dunque a maturare l’idea di una nuova chiesa. All’inizio, si pensò di costruirla in una località differente. Dopo l’arrivo del parroco don Lorenzo Sterlocchi, il 30 settembre 1888, si prese invece la decisione di edificarla sulle fondamenta della precedente, già dedicata ai santi martiri Ippolito e Cassiano. La vecchia chiesa «nella sua origine doveva essere assai bella ed elegante; ma gli ingrandimenti, le aggiunte ed i ristauri fatti con poco buon gusto la deformarono, che la sua primiera struttura era al tutto scomparsa e non rimanevano che quattro mura nude, mal costrutte e sgretolate per modo che per ben due volte bisognò puntellarle e ripararle»: così testimonia don Sterlocchi su “San Gerardo e il paese di Olgiate” (Como,1903).

L’impresa di costruire una chiesa nuova intimoriva ma – ricorda lo storico locale Mario Mascetti - nell’anno 1889, vinti gli ultimi dubbi, affidandosi alla generosità della popolazione e alla Divina Provvidenza, si diede principio all’opera: si nominò una Commissione dirigente perché studiasse i mezzi per venire a capo dell’impresa, ed una Sotto-Commissione operante che eseguiva le proposte. La popolazione, incoraggiata dal buon esito della colletta e delle donazioni, nei due anni successivi trasportò sul piazzale un’immensa quantità di pietre.

Il cantiere, le opere, la festa

La nuova parrocchiale misura 54 metri in lunghezza, 12 metri in larghezza, 33 metri in altezza (al cupolino). Il progettista, l’ingegnere Cav. Luigi Bianchi di Como, volle includere nel progetto un «ricordo» della vecchia chiesa, trasferendo nella nuova il modello di finestrone a mezza luna che c’era nella facciata e dietro il coro, e inserendo alcune decorazioni originali in pietra nella facciata a nord. Nel 1921 si iniziarono le opere di decorazione pittorica che coinvolsero importanti nomi dell’epoca: il milanese Luigi Valtorta, Fedele Martinelli, il torinese Luigi Morgari. Il prevosto don Giovanni Cellina seguì il completamento dei lavori, lasciando testimonianza dei giorni della consacrazione, che furono occasione di grande festa per la comunità olgiatese e le comunità limitrofe, tra processioni animate dai corpi musicali di Olgiate, Lurate e Seregno, archi trionfali allestiti dalle contrade, Messe cantate e prediche di canonici illustri.
Ancora oggi, sulle facciate della chiesa parrocchiale, si vedono le “pietre vive” che l’hanno costruita con semplicità, fede, audacia e amore: dietro ogni pietra c’è il sacrificio della comunità cristiana che è cresciuta attorno ai gesti semplici e genuini, ma pregni di devozione e fede. E dopo cent’anni Olgiate li celebra – assieme al vescovo di Como – con la stessa semplicità e fede.

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