lunedì 15 aprile 2024
«Tutte le nazioni aiutino gli israeliani e i palestinesi a vivere in due Stati, fianco a fianco, in sicurezza». Poi l'invito alla Giornata mondiale dei Bambini di fine maggio: «Vi aspetto!»
Papa Francesco, ieri, mentre guida la preghiera del Regina Coeli

Papa Francesco, ieri, mentre guida la preghiera del Regina Coeli - Ansa

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«Basta con la guerra, basta con gli attacchi, basta con la violenza! Sì al dialogo e sì alla pace!». È il nuovo «accorato appello» lanciato ieri da Papa Francesco dopo aver guidato la preghiera del Regina Coeli. Accompagnato dall’invito ai bimbi e alle bimbe – «vi aspetto!» – a partecipare alla prima Giornata Mondiale dei Bambini in programma a Roma per il 25 e 26 maggio.

Il nuovo grido di pace del Pontefice è arrivato dopo l’attacco sferrato da Teheran allo stato ebraico nella notte di sabato. «Seguo nella preghiera e con preoccupazione, anche dolore, - sono le sue parole - le notizie giunte nelle ultime ore sull’aggravamento della situazione in Israele a causa dell’intervento da parte dell’Iran. Faccio un accorato appello affinché si fermi ogni azione che possa alimentare una spirale di violenza col rischio di trascinare il Medio oriente in un conflitto bellico ancora più grande». «Nessuno deve minacciare l’esistenza altrui – ha aggiunto il Successore di Pietro -. Tutte le nazioni si schierino invece da parte della pace, e aiutino gli israeliani e i palestinesi a vivere in due Stati, fianco a fianco, in sicurezza. È un loro profondo e lecito desiderio, ed è un loro diritto! Due Stati vicini».

L’auspicio di Papa Francesco è che «si giunga presto ad un cessate il fuoco a Gaza e si percorrano le vie del negoziato, con determinazione». Che «si aiuti quella popolazione, precipitata in una catastrofe umanitaria», e che «si liberino subito gli ostaggi rapiti mesi fa!. Quanta sofferenza! Preghiamo per la pace – ha insistito il Pontefice -. Basta con la guerra, basta con gli attacchi, basta con la violenza! Sì al dialogo e sì alla pace!».

In Piazza San Pietro sono arrivati in tanti ad ascoltare Francesco. Tra loro anche «i bambini di varie parti del mondo, venuti a ricordare che il 25-26 maggio la Chiesa vivrà la prima Giornata Mondiale dei Bambini». Li accompagna padre Enzo Fortunato, chiamato dal Pontefice a coordinare l’incontro. Il Papa li saluta «con affetto». Li ringrazia. Invita «tutti ad accompagnare con la preghiera il cammino verso questo evento» e ringrazia anche quanti «stanno lavorando per prepararlo». E aggiunge: «A voi, bambine e bambini, dico: vi aspetto! Tutti voi! Abbiamo bisogno della vostra gioia e del vostro desiderio di un mondo migliore, un mondo in pace». Quindi l’esortazione a pregare «per i bambini che soffrono per le guerre – sono tanti! –, in Ucraina, in Palestina, in Israele, in altre parti del mondo, nel Myanmar». Preghiamo «per loro e per la pace».

Nel dopo Regina Coeli Papa Francesco ha ricordato anche che ieri si è celebrata in Italia la centesima Giornata nazionale per l’Università Cattolica del Sacro Cuore, sul tema “Domanda di futuro. I giovani tra disincanto e desiderio”. «Incoraggio questo grande Ateneo – ha esortato - a proseguire il suo importante servizio formativo, nella fedeltà alla sua missione e attento alle odierne istanze giovanili e sociali».

Rivolgendosi ai romani e pellegrini venuti dall’Italia e da tanti Paesi, il Papa ha riservato un pensiero particolare a vari gruppi presenti. Ai fedeli di Los Angeles, Houston, Nutley e Riverside negli Stati Uniti d’America. Ai polacchi di Bodzanów e ai giovani volontari dell’Equipe di Aiuto alla Chiesa dell’Est. «Accolgo e incoraggio – ha aggiunto - i responsabili delle Comunità di Sant’Egidio di alcuni Paesi latinoamericani». E infine il saluto ai volontari delle Acli impegnati nei patronati in tutta Italia; ai gruppi di Trani, Arzachena, Montelibretti; ai ragazzi della professione di fede della parrocchia Santi Silvestro e Martino in Milano; ai cresimandi di Pannarano; e al gruppo giovani “Arte e Fede” delle Suore Dorotee.

Prima della preghiera mariana del Regina Coeli, che viene recitata al posto dell’Angelus durante i cinquanta giorni del Tempo di Pasqua, Francesco ha brevemente commentato il Vangelo del giorno, con Gesù che la sera di Pasqua riappare agli apostoli riuniti nel cenacolo. Un racconto che «ci fa pensare all’importanza di condividere la fede in Gesù risorto».

Francesco ha osservato che viviamo in un mondo bombardato da messaggi «superficiali e inutili», da notizie «che non servono a nulla, anzi fanno male». Ma ci sono anche notizie «belle, positive e costruttive». Eppure «c’è una cosa di cui spesso facciamo fatica a parlare». E cioè del «nostro incontro con Gesù». Infatti «ognuno di noi ha incontrato il Signore e facciamo fatica a parlarne». E «ciascuno di noi potrebbe dire tanto in proposito: vedere come il Signore ci ha toccato, e questo condividerlo, non facendo da maestro agli altri, ma condividendo i momenti unici in cui ha percepito il Signore vivo, vicino, che accendeva nel cuore la gioia o asciugava le lacrime, che trasmetteva fiducia e consolazione, forza ed entusiasmo, oppure perdono, tenerezza». Di qui l’invito a condividere e trasmettere «questi incontri, che ognuno di noi ha avuto con Gesù». Perché «è importante fare questo in famiglia, nella comunità, con gli amici».

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