martedì 16 aprile 2024
Il Soccorso Alpino presenta i dati degli interventi del 2023: uno su quattro è dovuto all'incapacità degli infortunati. In 70 anni ci sono stati più di 18mila morti
Tecnici del Soccorso alpino durante un intervento in parete

Tecnici del Soccorso alpino durante un intervento in parete - Yuri Baruffaldi

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La frequentazione della montagna è libera e libero è l'accesso a sentieri e vie d'arrampicata, ma questa libertà deve sempre essere accompagnata da un forte senso di responsabilità. In altri termini, libertà e reponsabilità formano una cordata indissolubile, perché la prima, senza la seconda è in molti, troppi casi all'origine di tragedie vere e proprie. Lo sanno bene gli uomini e le donne del Soccorso alpino che, non a caso, portano scritto sui mezzi utilizzati per gli interventi: «Soccorso sanitario in ambiente ostile». Perché la montagna, pur magnifica e affascinante per milioni di persone, è un ambiente non adatto alla vita dell'uomo. Eppure, una nozione così apparentemente elementare, ancora non è diventata di dominio pubblico, se più di un intervento su quattro compiuto dal Soccorso alpino nel 2023, è stato provocato «dall'incapacità durante l'attività svolta». Come quella dei cinque escursionisti che, una decina di giorni fa, hanno chiesto l'intervento del Soccorso perché, colti dall'arrivo della notte sui monti sopra Lecco ed essendo sprovvisti delle pile frontali, non erano più in grado di percorrere le poche centinaia di metri che li separavano dall'auto.

È forse questo il dato più preoccupante del bilancio annuale del Corpo, diffuso in queste ore. In tutto il 2023, i circa 7mila operatori del Cnsas (Corpo nazionale Soccorso alpino e speleologico), hanno effettuato 12.349 missioni per complessive 12.365 persone soccorse, di cui 7.622 ferite e 491 decedute. Nei 70 anni di attività dell'ente - fondato il 12 dicembre 1954 - gli interventi totali sono stati 223.762 e 238.935 le persone soccorse (di cui 18.072 decedute), mentre oltre un milione (1.068.583 per l'esattezza) sono stati i tecnici impiegati.

Quasi la metà degli interventi del 2023, il 49%, si concentra nel mesi estivi, con un picco del 17,1% ad agosto, mentre il 45,9% delle cause è da attribuire alla caduta/scivolata, il 25,5% all'incapacità delle persone soccorse e il 12,1% a malori vari. Un altro dato che evidenzia come troppe persone si avventurino in montagna senza la necessaria preparazione, è quello dei 4.151 illesi. «Persone in difficoltà - si legge nel rapporto del Soccorso alpino - a causa delle condizioni morfologiche, dello stato dei terreni come la presenza di neve e ghiaccio, oppure per incapacità e/o inadeguatezza dell'attrezzatura, calzature o abbigliamento a seguito». A questo riguardo, ha fatto molto discutere, l'estate scorsa, la foto di alcuni escursionisti in pantaloncini e scarpe da passeggio, sul ghiacciaio del Monte Bianco. Un'inconscienza che poteva costare caro e mettere in pericolo non soltanto la vita dei diretti interessati, ma anche quella di chi, poi, sarebbe dovuto andare a soccorrerli. Un passaggio, anche questo, ancora poco o per nulla considerato da chi parte per un'escursione in montagna senza la necessaria competenza.

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