sabato 20 aprile 2024
Con Bardi in piazza Tajani, Salvini e Meloni, che dice: «È finita la repubblica delle banane». Schlein e Conte assenti per il rush finale
Tutti i leader del centrodestra riuniti ieri sul palco di Potenza

Tutti i leader del centrodestra riuniti ieri sul palco di Potenza - Ansa

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Domenica, dalle ore 7 alle 23, e lunedì 22, dalle 7 alle ore 15, in Basilicata si voterà per eleggere il governatore e 20 consiglieri regionali (13 per la provincia di Potenza e 7 a Matera). In totale, gli aventi diritto al voto nelle 682 sezioni sono 567.959, un numero che va ben oltre i circa 538mila lucani censiti dall’Istat, calati negli ultimi anni: in questo dato, infatti, vanno considerate diverse migliaia di persone che vivono all’estero. Un fattore che avrà un peso sull’affluenza: nel 2019 si arrivò al 53,8%, in crescita dal 47,6% del 2013. Tre i candidati a presidente della Regione Basilicata: Vito Bardi (Fi, sostenuto da: Forza Italia, Fratelli d'Italia, Lega, Udc, Orgoglio Lucano, La Vera Basilicata, Azione); Piero Marrese (Pd, sostenuto da: Partito Democratico, M5s, Basilicata casa Comune, Basilicata Unita, Alleanza Verdi e Sinistra); Eustachio Follia (Volt). Per i 20 posti da consiglieri si sono candidati in 258. Non è consentito il voto disgiunto. È possibile esprimere una doppia preferenza di genere. Nel 2019 Bardi vinse con il 42,2%, contro il 33,1%del centrosinistra, mentre il M5s si fermò al 20,3%, ma fu il primo partito.

Come se si dovesse consumare un rito stanco. Il centrodestra che si riunisce in piazza per mostrare come un amuleto la foto dei leader nazionali uniti intorno al governatore uscente Vito Bardi. Il centrosinistra di Piero Marrese che ripara in una spaziosa sala d’hotel lontana dal centro storico per rendere meno dolorosa l’assenza di Schlein e Conte, che insieme non hanno fatto una sola ora di campagna elettorale. Prima, durante e dopo, Potenza, gelida come fosse gennaio, si fa i fatti suoi, come volesse confermare in anticipo la previsione di un’astensione intorno al 50%. Sì, piazza San Giovanni Bosco, la location scelta dal centrodestra, piano piano, passato la perturbazione pomeridiana, arriva quasi a riempirsi, specie quando a prendere la parola è, in elegante giaccone bianco, Giorgia Meloni. Ma è la somma delle clacque di chi sta nelle sette liste. Idem al Park Hotel, all’ultima chiamata alle armi del centrosinistra prima del silenzio elettorale. I cittadini “semplici” sono altrove. I giovani, soprattutto, sono altrove. E molti, stavolta, non sono nemmeno rientrati per votare. «C’è un malcontento generale», spiega Maria Giovanna Grano, giovane professionista, da pochi giorni delegata regionale dell’Azione cattolica. Non ha scaldato gli animi una campagna elettorale segnata da «individualismo e mancanza di dialogo». E il trasfor-mismo bidirezionale ha fatto sentire la gran parte dei cittadini spettatori di una gara tra addetti ai lavori. «Ma noi invitiamo a partecipare, a non astenersi, altrimenti il quadro potrà solo peggiorare ». Il grande tema è la distanza dai giovani. In una Regione con tassi d’emigrazione altissimi, l’indifferenza verso le nuove generazioni è la prima questione sociale. «Basta guardare quanti sono i candidati giovani nelle liste - rilancia don Giuseppe Molfese, sacerdote della diocesi di Tricarico e incaricato regionale di Caritas. «Farli restare e tornare è la politica che serve alla Basilicata», incalza. Così come non si può parlare di ripresa e crescita se «si punta solo sui bonus», dice ancora don Molfese che dal suo osservatorio vede crescere il fenomeno dei lavoratori poveri, di chi non ce la fa anche se ha un reddito in casa. Ma i candidati e i leader questa realtà la scansano. Bardi, dato in vantaggio con le sue sette liste (ci sono anche Azione con il simbolo e Italia viva con candidati dentro “Orgoglio lucano”), pensa di poter superare il 50% e punta tutto sui bonus gas e acqua stanziati durante il primo mandato attingendo alle “compensazioni” per le attività estrattive del petrolio. E deve giocare sulla difensiva solo su un tema: l’autonomia. Citarla il meno possibile è la parola d’ordine. Sul palco si affida, più che al suo programma, alla verve di Rotondi, Cesa, Lupi, Tajani, Salvini e Meloni. La premier ci prova a sfidare il freddo. Attacca la «Repubblica delle banane della sinistra» che «è finita», ribadisce che «le tasse non sono bellissime ma necessarie», che «su fisco e sanità la sinistra non può dare lezioni», che il compito della politica è «non rompere le scatole a chi produce». Salvini pure si dà ai macrotemi, alle guerre, all’utero in affitto. Insomma, sembra la campagna per le Europee. Però entrambi, insieme a Tajani, che con Forza Italia esprime la candidatura di Bardi, un messaggio lo mandano: volenti e nolenti, la coalizione non si rompe. Nonostante le divergenze a Roma. Nonostante la sfida interna: è chiaro che Fdi vuole restare per distacco primo partito, che Fi vuole tornare a respirare la doppia cifra e che la Lega non vorrebbe sentir parlare, lunedì, di un altro tracollo. Ma la sostanza, sembrano dire, è che loro sono lì insieme mentre Schlein e Conte si evitano. Marrese, pur avendo al suo fianco sia Pd che M5s, e pur contando sulla vicinanza dell’ex ministro Roberto Speranza, l’aria della divisione la sente pesare sulle sue spalle. Schlein a distanza rintuzza Meloni sulla sanità, ma è polemica nazionale. Anche lui attacca duro su salute e autonomia, mette sul tappeto i nodi irrisolti della gestione Bardi, prova a stringere i bulloni su Potenza città mentre sul suo territorio, la provincia di Matera, è considerato forte. Ma la possibilità di sorprendere Bardi è tutta nel riuscire a mobilitare indecisi nelle ultime 48 ore. E anche, in parte, nel potenziale di “Basilicata casa comune”, unica novità della contesa nata da un’iniziativa di pezzi del mondo cattolico. A guidarla come capolista è Angelo Chiorazzo, fondatore di Auxilium, ieri a fianco a Marrese ad assicurare che «la partita è apertissima». Il cuore oltre l’ostacolo, insomma, sapendo però che il lungo balletto sul candidato governatore ha messo in salita la campagna elettorale: inizialmente era in rampa di lancio proprio Chiorazzo, per poche ore è stato in campo il primario di oculistica Lacerenza, infine la quadra in extremis su Marrese per non disfare del tutto la coalizione. E i balbettii nel costruire un’alternativa hanno contribuito a puntellare la posizione di partenza di Bardi.

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