giovedì 2 maggio 2024
Nella Giornata di azione globale - iniziative in decine di paesi produttori di armamenti - l'appello delle ong italiane al governo perché renda pubblica la lista dell'export bellico dopo il 7 ottobre
Mezzi militari israeliani al confine con Gaza

Mezzi militari israeliani al confine con Gaza - Reuters

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Il governo renda nota la lista degli armamenti inviati ad Israele dopo il 7 ottobre 2023, perché legati ad autorizzazioni precedenti l'attacco di Hamas, così come prevede la legge 185/90 sull’export di armi. Nella Giornata globale d'azione della società civile, le organizzazioni per la pace e i diritti umani chiedono a gran voce a tutti gli Stati di fermare il trasferimento di armamenti che potrebbero alimentare le atrocità e la guerra a Gaza.

In Italia la richiesta, in particolare, è al governo Meloni, perché faccia trasparenza sulla fornitura di sistemi di arma a Israele, da anni cliente dell'industria bellica italiana. Diverse navi israeliane, ad esempio, impiegate nel bombardamento dal mare su Gaza, sono armate da cannoni "made in Italy". La mobilitazione italiana prende le mosse dalla lettera sottoscritta lo scorso 11 aprile da oltre 250 organizzazioni umanitarie. Nel documento si chiede a tutti gli Stati di interrompere immediatamente il trasferimento di armi a Israele, come a gruppi armati palestinesi. Per l'Italia ci sono, tra le altre organizzazioni, Oxfam, Save the Children, Amensty International, Pax Christi, Un ponte per, Terres des hommes Italia, Rete italiana pace e disarmo, oltre a Caritas Internationalis.

«Nonostante la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che chiede un cessate il fuoco immediato - spiega Paolo Pezzati portavoce per le crisi umanitari di Oxfam Italia - il governo israeliano continua a usare armi e munizioni esplosive in aree densamente popolate, con enormi conseguenze umanitarie per la popolazione di Gaza. Questa catastrofe deve finire al più presto, In primis cessando l’invio di ogni tipo di armamento a Israele, che viola il diritto internazionale umanitario». Nella giornata di oggi molte sono state le manifestazioni in decine di Paesi. Tra le richieste c'è quella di fermare tutti i trasferimenti di armi; di chiamare i responsabili delle violazioni del diritto umanitario internazionale a rispondere dei crimini comessi; e ai governi di non essere complici delle continue violazioni del diritto internazionale. Secondo Oxfam infatti «i bombardamenti indiscriminati in corso, inflitti alla popolazione palestinese in violazione del principio di distinzione, sono inaccettabili e rappresentano un crimine di guerra, cosi come la violazione del principio di proporzionalità. Tutti gli Stati hanno però l'obbligo di prevenire i crimini di atrocità».

Oxfam ha lanciato (a questo linlk) una raccolta firme: l’appello è rivolto in particolare ai Paesi maggiormente responsabili dell’export di armi verso Israele negli ultimi anni, in particolare Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Germania, Danimarca, Francia, Paesi Bassi, Spagna, Australia e anche Italia. «Al nostro Governo chiediamo in particolare maggiore trasparenza rendendo pubblica la lista degli armamenti e di componenti inviati ad Israele dopo il 7 ottobre 2023 – aggiunge Pezzati - relativi a licenze precedentemente approvate. Se il Governo ha attivato i meccanismi previsti dalla legge 185/90, che regola l’export di armi italiane, si fa fatica a capire quali siano le motivazioni che impediscono di rendere pubbliche le tipologie di armamenti inviate«. Un atteggiamento, sostiene l'ong, che «non fa ben sperare, anche alla luce della riforma alla legge proposta dall’attuale maggioranza, che mira ad aumentare la discrezionalità del Governo e a diminuire gli strumenti di controllo a disposizione di Parlamento e società civile».

Anche la campagna Control Arms, cui aderisce Rete italiana pace e disarmo, in collaborazione con la coalizione Ceasefire Now di 688 ong, chiede la cessazione dei trasferimenti di armi. Mentre denuncia che gruppi armati palestinesi hanno lanciato indiscriminatamente razzi verso Israele senza preoccuparsi della protezione dei civili, Control Arms ribadisce che «il Trattato sul commercio delle armi (Att) è chiaro: qualsiasi trasferimento di armi che rischiano di essere utilizzate a Gaza è suscettibile di violare il diritto umanitario internazionale». E nonostante Usa e paesi alleati abbiano ripetutamente esortato Israele a proteggere i civili a Gaza, «gli Stati Uniti hanno deciso di fornire oltre 14 miliardi di dollari di ulteriore sostegno militare senza alcuna nuova condizione per la tutela dei diritti umani».












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