lunedì 15 aprile 2024
L'ex magistrato lascia dopo la bocciatura di Conte che chiede di lasciar decidere alle forze locali. Meloni sul caso giudiziario: «Il Pd non chieda due pesi e due misure, ma la norma si può rivedere»
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Non sembra avere fine la ricerca del candidato del campo largo per le prossime amministrative di Bari e oggi, dopo la bocciatura di Giuseppe Conte, anche l'ex magistrato Nicola Colaianni ha rinunciato alla corsa. L'annuncio è arrivato con una nota diffusa dal suo staff: «Ho accolto con spirito di servizio la proposta di candidarmi unitariamente per il centrosinistra per evitarne la divisione da più parti temuta. Ho garantito ai due candidati, e alle forze che li sostengono, pari dignità, controllo sulla pulizia delle liste, trasparenza e, naturalmente, legalità. Ho riscontrato, tuttavia, che, pur nella sostanziale convergenza ideale e programmatica, permangono rigidità che non rendono possibile una composizione». Il riferimento è appunto alle resistenze espresse dal presidente pentastellato, che pare non aver gradito la proposta dell'ex governatore pugliese Nichi Vendola. «Con lo stesso spirito di servizio - si legge ancora nel comunicato - rinuncio perciò al tentativo e rimetto con serenità ai due candidati il compito di porre le basi per il sostegno reciproco nelle fasi ulteriori del procedimento elettorale. Ringrazio le numerose persone, talune sconosciute prima d'ora o astensioniste da lunga data o finanche residenti in altre parti d'Italia e animate perciò solo da finalità ideali che mi hanno espresso solidarietà e volontà di accompagnare questo battito d'ali di farfalla».

Tutto da rifare, dunque, con il leader grillino che resta granitico sulle proprie posizioni: «Dobbiamo lasciare lavorare le forze locali che conoscono persone e contesti», ha ribadito questa mattina. Più o meno lo stesso concetto espresso dal “suo” (ma anche di Avs), Michele Laforgia: «Con tutto il dovuto rispetto per i partiti e i leader nazionali, per Bari si decide a Bari, non a Roma. Sabato sera le forze politiche, i movimenti e le associazioni che sostengono la mia candidatura, Convenzione per Bari 2024 e Movimento 5 Stelle, mi hanno incaricato di verificare le condizioni per la candidatura unitaria di Nicola Colaianni e attendiamo l'esito delle consultazioni di Vito Leccese e della direzione regionale del Pd prevista per oggi pomeriggio». Evidentemente non c'è stato bisogno di attendere. Laforgia, da parte sua, ha espresso all'ex magistrato la sua «solidarietà personale», pur mostrandosi rammaricato del suo ritiro: «Avevo il mandato di tutte le forze politiche che hanno espresso e sostenuto la mia candidatura per verificare le condizioni di un accordo unitario: condizioni che, secondo quanto dichiarato da Colaianni, erano da lui condivise. Prendo atto che per altre ragioni oggi si dice che una composizione non è possibile e mi riservo, a questo punto, di valutare quello che farò dopo aver sentito, nelle prossime ore, Vito Leccese, la Convenzione per Bari 2024 e il Movimento Cinque Stelle».

Nel pomeriggio lo stesso Colaianni è tornato sull'argomento, ripetendo ancora che la sua decisione è stata presa per «spirito di servizio», poiché, ha continuato «ritengo sbagliato che il centrosinistra, che ha governato Bari per tanti anni, vada diviso e debba finire per andare al ballottaggio, credo che sia un regalo fatto alla destra che non lo merita specialmente a Bari». Sul ritiro, ha confermato, «hanno pesato» le parole di Conte ma «anche il rinvio della decisione da parte dei candidati locali».

Il fronte giudiziario

Per quanto riguarda il fronte giudiziario, sempre oggi, la gip di Bari Paola Angela De Santis ha revocato la misura degli arresti domiciliari per l'ex vicensindaco di Triggiano (Bari), Vito Perrelli, e per il figlio Piergiorgio Andrea e Alberto Leo, arrestati lo scorso 4 aprile con l'accusa di aver fatto parte di un'associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale per le elezioni amministrative del Comune nel 2021. Il magistrato, con una nuova ordinanza, ha rilevato l'insussistenza delle esigenze cautelari nei confronti dei tre indagati: tra queste, anche la circostanza che Perrelli non fosse più vicesindaco da tempo.

Intanto la premier Giorgia Meloni è tornata sulla decisione del ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, di inviare nel capoluogo pugliese una commissione d'accesso: Non capisco se il Pd si lamenta perché ritiene che la legge sullo scioglimento dei Comuni non sia adeguata, e possiamo parlarne. M se quello che ci chiedono è che la amministrazioni governate dal centrosinistra debbano avere un occhio di riguardo rispetto a tutte le altre, non è l'Italia che io voglio costruire - ha detto rispondendo a una domanda sul caso a margine della visita al Vinitaly -. Quello che interessa a me è che il governo non utilizzi due pesi e due misure, e non lo ha fatto, e non potrebbe farlo. Avremmo fatto una forzatura se non avessimo inviato una commissione d'accesso, che oltre tutto non è pregiudizialmente finalizzata allo scioglimento».

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