mercoledì 10 aprile 2024
Il dramma in acque Sar maltesi. I 22 superstiti sono stati sbarcati a Lampedusa. I dispersi sarebbero 15, tra cui 3 minori
Soccorso in mare aperto

Soccorso in mare aperto - Reuters

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Mentre l'Europa si divide sull'accoglienza dei migranti, in mare si continua a morire. Nove morti, tra cui una bambina in tenera età, 22 superstiti e almeno 15 dispersi. È il bilancio dell'ultima tragedia del mare avvenuta in serata a circa trenta miglia a sud ovest di Lampedusa, in acque Sar (la zona di competenza e soccorso ndr) maltesi. A soccorrere i migranti, che erano a bordo di una piccola imbarcazione in balia del mare in tempesta, è stata una motovedetta della Guardia Costiera di Lampedusa. Dopo che il barchino si è capovolto ed è colato a picco i militari della capitaneria, nonostante le condizioni meteo proibitive, sono riusciti a raccogliere una trentina di naufraghi. Alcuni di loro erano già morti, come la bimba, altri sono deceduti per ipotermia sull'unità della Guardia Costiera durante il tragitto a tutta velocità verso il molo Favaloro. La motovedetta, che ha attraccato intorno alle 21.30, ha sbarcato otto cadaveri e 23 sopravvissuti, tra cui cinque donne, molti dei quali in condizioni di salute critiche subito assistiti dal team medico presente in banchina. In serata, un altro migrante è deceduto nel poliambulatorio dell'isola, dov'era giunto agonizzante.

Sei naufraghi restano al momento ricoverati nella struttura sanitaria, mentre gli altri 16, man mano che si sono ripresi, sono stati già accompagnati all'hotspot di contrada Imbriacola. Le condizioni dei 6 ricoverati sono considerate critiche. Dalle prime testimonianze che la polizia è riuscita a raccogliere, sul barchino viaggiavano 46 migranti, originari di Guinea, Burkina Faso, Mali e Costa d'Avorio, partiti domenica sera da Sfax in Tunisia. Secondo questa ricostruzione vi sarebbero, dunque, 15 dispersi, tra cui 3 minori.

Dopo le prime testimonianze raccolte dai militari della guardia costiera, i naufraghi adesso verranno sentiti dalla squadra mobile della questura di Agrigento. La prefettura sta cercando di provvedere, con le imprese funebri locali, anche alla sistemazione delle salme, in attesa che la Procura di Agrigento disponga cosa fare.

«Ancora una tragedia del mare e della disperazione scuote la nostra isola. È ormai diventata una conta senza fine», commenta con amarezza il sindaco delle Pelagie, Filippo Mannino. «Le condizioni del mare sono pessime e i trafficanti continuano a far partire questi poveri disperati su barchini che neanche stanno a galla. È sempre la stessa storia, tanti, tantissimi, pagano per morire in mare» è l'amara conclusione.

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