sabato 13 aprile 2024
Dieci bare sulla banchina di Porto Empedocle, davanti una piccola bara bianca. Sono i nove morti del naufragio di mercoledì, otto adulti e una bambina di 6 anni, e altri due vittime del 18 marzo
Le dieci bare degli ultimi due naufragi sulla banchina di Porto Empedocle

Le dieci bare degli ultimi due naufragi sulla banchina di Porto Empedocle

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Dieci bare affiancate sulla banchina di Porto Empedocle. Davanti una piccola bara bianca. Sono i nove morti dell’ultimo naufragio di mercoledì sera, otto adulti e una bambina ivoriana di 6 anni, e altri due del naufragio del 18 marzo. Sono giunti questa mattina alle 7 col traghetto da Lampedusa. Ad attenderli il prefetto di Agrigento, Filippo Romano, il questore, Tommaso Palumbo, il vicario generale della Diocesi, don Giuseppe Cumbo, il responsabile Migrantes, don Aldo Sciabbarrasi e quello del dialogo interreligioso, don Luca Cammilleri. E, con la fascia tricolore, vari sindaci dei comuni che hanno offerto accoglienza nei loro cimiteri. Tra loro anche il primo cittadino di Favara che ospiterà la piccola bara bianca.

Ognuno di loro pone un piccolo mazzo di fiori su una bara. Margherite gialle, rose rosse. «Altre volte abbiamo accolto i morti dei naufragi, ma questa volta è più drammatico per il numero e per quella bara bianca», ci dice il prefetto. «Voglio ringraziare tutti i sindaci per la loro disponibilità dimostrando le migliori virtù siciliane, la generosità e l’accoglienza», aggiunge Romano, annunciando che è a buon punto il progetto per realizzare in uno di questi comuni un cimitero islamico. «Molti si sono offerti e stiamo scegliendo. Lo realizzeremo in collaborazione con la comunità marocchina, secondo le loro indicazioni. E anche questo sarà un segno, pur triste, di integrazione».

Di accoglienza ha parlato anche il vicario della diocesi nel momento di preghiera accanto alle undici bare, assieme a un rappresentante della comunità islamica. «Vogliamo affidare alla misericordia del Padre questi nostri fratelli perché possano vivere quella beatitudine che hanno cercato di raggiungere attraverso una vita migliore partendo dai Paesi di origine. E questo nostro stare qui insieme, la nostra preghiera, il nostro abbraccio, il nostro gesto di solidarietà, possa essere quell’accoglienza che quanti si mettono in cammino verso Paesi dove poter vivere meglio la propria esistenza, avrebbero voluto sperimentare». Si alza la preghiera: «Dio della giustizia e della pace ascoltaci». Ed è davvero un abbraccio della comunità agrigentina quello celebrato su Molo Crispi di Porto Empedocle sotto un cielo limpido e sereno, ben diverso dalla notte del naufragio. Sullo sfondo le imbarcazioni della Guardia costiera, come quella che mercoledì è intervenuta «in acque Sar maltesi a 30 miglia nautiche da Lampedusa, a metà strada dalla Tunisia», ci tiene a precisare il prefetto.

«Le condizioni erano proibitive ma siamo partiti ugualmente. Purtroppo la barca in metallo si è capovolta e molti erano già finiti in mare». Poi un’accusa ai trafficanti di uomini. «Dopo alcuni giorni di bel tempo le condizioni sono peggiorate ma hanno continuato ugualmente a far partire questi pericolosissimi barchini. Pieni di persone». Conferma che sono stati salvati 18 uomini e 5 donne tra le quali la mamma della bambina morta, e che ci sono non meno di 15 dispersi. Dei morti è stato raccolto il Dna per il successivo riconoscimento.

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