lunedì 15 aprile 2024
Lungo il corso del Po, chiamato nell'antichità Eridano, i traffici dei mercanti già raccontati nei miti e nelle leggenda della Grecia classica portavano sviluppo e benessere
Archeologi al lavoro in un sito del Polesine in Veneto

Archeologi al lavoro in un sito del Polesine in Veneto - Università degli Studi di Padova

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In Veneto è stato individuato e recuperato il più grande bazar della protostoria. Nei siti archeologici di San Basilio, Villamarzana e Frattesina di Fratta, sito dell'età del ferro e fase romana, nell'area meridionale del Veneto, i ricercatori hanno portato alla luce quello che è ritenuto, appunto, "l'emporio più grande della protostoria". Se per i non specialisti si tratta di tre località poco conosciute, è invece proprio dagli scavi effettuati in questi anni che questo territorio ha dimostrato la sua importanza dal punto di vista archeologico.

Miti e leggende dell'antica Grecia narravano di un grande fiume, portatore di merci, ricchezze e risorse di ogni genere dalle terre degli Iperborei, le genti che vivevano a nord del mondo conosciuto. Il fiume celebre fino al cuore del Mediterraneo era il Po, allora chiamato Eridano, e alle foci dei molti bracci di questo corso d'acqua arrivarono i primi navigatori greci alla ricerca di nuovi mercati e di fecondi contatti con le popolazioni etrusche e venete della grande Pianura padana. I nuovi luoghi di incontro trovarono l'ideale collocazione tra le foci del fiume e le dune costiere, dove si incrociavano rotte marine, fluviali e terrestri.

I nuovi luoghi di incontro trovarono l’ideale collocazione tra le foci del fiume e le dune costiere, dove si incrociavano rotte marine, fluviali e terrestri. Nacque così l’abitato di San Basilio (situato nel comune di Ariano nel Polesine, in provincia di Rovigo) che divenne da subito punto di scambio multietnico fin da un’epoca (la fine del VII secolo avanti Cristo) in cui ancora Spina e Adria non avevano conosciuto il loro primo sviluppo cioè il più antico polo di scambio sul delta del Po. Tra il X e primi inizi del IX sec. a.C. Villamarzana, accanto a un patrimonio “locale” di forme e decorazioni ceramiche protovillanoviane (XII secolo a.C. - X secolo a.C.), mostra, e qui sta la novità, mostra chiari elementi che rimandano alle caratteristiche dell’Italia centrale tirrenica e all'influenza delle genti arrivate dall'Etruria. Villamarzana nel X sec. a.C. rappresentava ancora un terminal fondamentale nelle rotte di scambio che solcavano l’Adriatico. Infine Frattesina di Fratta: tra XII e X sec. a.C., si sviluppa lungo un ramo scomparso del Po a circa 40 chilometri dal delta e dalla costa adriatica un’area in cui si concentrarono un polo economico e socio-politico molto avanzato. Frattesina fu quindi una sorta di “Venezia della Protostoria”, un nodo strategico al centro di una articolata rete di scambi, estesa dal Baltico al Levante mediterraneo, funzionale all’approvvigionamento di materie prime e beni esotici (ambra, avorio di elefante, uova di struzzo), ma anche in grado di rielaborare e sviluppare una economia di produzione unica per qualità e quantità (produzione metallurgica e vetraria).

Proprio agli importanti reperti degli scavi condotti a San Basilio di Ariano nel Polesine, Villamarzana e Frattesina di Fratta è dedicata ora una giornata di studi che si terrà mercoledì 17 aprile in Aula Nievo dell'Università di Padova, durante la quale saranno presentati i recenti risultati delle campagne archeologiche.

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