venerdì 27 febbraio 2015
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«In Toscana si rispettano le leggi, senza alcuna esitazione. Dunque, di eutanasia, nelle nostre strutture, non se ne parla neppure». L’assessore per il Diritto alla salute della Regione Toscana, Luigi Marroni, cerca di neutralizzare così, smorzando i toni di una polemica incalzante quanto surreale, la versione raccontata a La Repubblica da un non meglio precisato "caposala" dell’Ospedale Careggi di Firenze, «cattolico praticante», per il quale nel nosocomio si verificherebbero decine di casi di eutanasia ogni anno. «La legge lo vieta – racconta l’anonimo "testimone" – ma ce lo chiedono i familiari». L’uomo parla di un «patto di buon senso» che si stringerebbe tra famiglie dei pazienti e medici, evidentemente ben lieti di sopprimere vite. Al punto che «per noi è un fatto di tutti i giorni». «Io, infermiere vi racconto l’eutanasia silenziosa nei nostri ospedali» è il titolo dell’articolo che gioca sul sottile confine tra eutanasia e inutile accanimento terapeutico. L’intervistato ne approfitta anche per spiegare, da «cattolico», che «qui Dio non c’entra nulla», anzi: «Se teniamo in vita artificialmente un paziente, siamo noi che ci stiamo sostituendo a Dio». In fondo, sentenzia, «tra colleghi siamo tutti d’accordo, non c’è fede che tenga». E poi, ecco le ragioni ben più pratiche: «Sembrerò crudo – le sue parole –, ma un posto letto in un reparto come il mio potrebbe servire a chi ancora, invece, ce la può fare». Ce n’è abbastanza per provocare la risposta dell’assessore che però si rifugia dietro al «no comment» quando gli viene chiesto se crede o meno alle dichiarazioni riportate con enfasi dal quotidiano. «Il dibattito sul fine vita alimenta da anni posizioni diverse che noi rispettiamo – aggiunge Marroni –. Ma non è certo all’Ospedale Careggi che si deciderà come risolvere il problema». Piuttosto, dichiara, «in Toscana crediamo nello sviluppo di una rete assistenziale di cure palliative». Eutanasia al Careggi? «Mai mi sono imbattuto in casi simili», si limita a dire il cappellano dell’Ospedale, fratel Valter Quagliarotti.

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