sabato 15 ottobre 2011
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Enrico Letta (Pd)
«C'è bisogno di nuovi protagonismi per riempire vuoti di idee e di progetti»
 
Attenzione e grande disponibilità all’ascolto e all’interlocuzione con quello che uscirà dalle giornate di Todi, sottolineandone il forte protagonismo». Con questo spirito Enrico Letta, vicesegretario del Pd, osserva l’appuntamento. Ma, avverte, «dobbiamo guardare a questa iniziativa con grande rispetto, senza strumentalizzazioni. In questo c’è sicuramente una via del centrosinistra, che io rivendico».
 
Un protagonismo che può preoccupare i partiti?
No. Lo vedo anzi come un’iniziativa molto positiva perché la politica oggi è talmente asfittica e in difficoltà che occorrono nuovi protagonismi e una nuova connessione tra mondo dell’impegno sociale e dell’impegno ecclesiale, e il mondo dell’impegno politico, che trasmetta linfa, valori. Inoltre questo protagonismo delle realtà associative è importante perché unitario. Hanno capito che a giocare da soli si rischia l’irrilevanza. È necessario fare massa critica.
 
È la fine della stagione dei personaggi per tornare ai contenuti?
È una pagina che si deve voltare e di cui la politica ha bisogno. Il fatto che questo avvenga con l’affiancamento da parte della Cei senza ridurre l’autonomia dell’associazionismo e del laicato va colto con favore.
 
La politica come dovrebbe accogliere questa iniziativa?
Oggi c’è un vuoto da riempire. Quindi per questa iniziativa e per l’impegno che propone c’è un’autostrada davanti. Se questo vuoto non fosse riempito da progetti come questo la politica sarebbe ancora più debole.
 
Lei invita a non strumentalizzare.
Sono stati evidenti in questi anni e anche in questi mesi i tentativi di piegare a fini politici di breve periodo, o bassamente elettoralistici, o addirittura a fini di scontro interno al centrodestra, tentando di arruolare i movimenti. Questo vuol dire non avere assolutamente idea di qual è il senso del rispetto dell’autonomia. Col rischio di sterlizzarne le potenzialità.
Nuovi idee ma anche nuovi leader?
Io spero che da Todi vengano fuori vino nuovo e otri nuovi. Bisogna che questi mondi creino personaggi nuovi che siano in grado di parlare con la lingua di questo tempo, ai giovani di oggi. Di fronte al loro disagio o ci si mette a interloquire e dare risposte concrete e profonde nei valori, oppure questo è un disagio che facilmente spacca le vetrine.
Antonio Maria Mira

Paola Binetti (Udc)
«È insieme che si può conseguire il bene comune del nostro Paese»
 
Paola Binetti, parlamentare dell’Udc, considera la convergenza unitaria delle associazioni cattoliche a Todi per riflettere insieme sui bisogni del Paese «un evento di straordinaria importanza, che nasce dalla consapevolezza della gravità del momento».
 
Qual è l’aspettativa?
Che si risponda a una domanda tutt’altro che banale: cosa significa oggi essere cattolici impegnati non solo nella politica, ma anche nella cultura, nel mondo accademico, nella professione, nell’associazionismo. Su questo anche tra noi parlamentari ci stiamo interrogando in modo trasverale.
 
Quale può essere la risposta?
Il primo luogo si tratta di approfondire che cosa ci propone la dottrina sociale della Chiesa. Ma è necessario anche interrogarsi sul nostro stile di vita.
 
Rientrano in gioco le virtù?
Certo, abbiamo bisogno della sobrietà, della mitezza, della umiltà, del coraggio. Poi c’è anche una terza esigenza da soddisfare. È ciò che costituiva il segno distintivo dei cristiani dei primi secoli di cui il mondo pagano diceva: «guardate come si amano». È la riscoperta della fraternità, della capacità di collaborare tra di noi. Si deve capire che il bene diventa veramente «comune», se lo perseguiamo insieme.
 
Con che speranza?
Che le differenze non si trasformino in divergenze o conflittualità e i cattolici possano elaborare un progetto comune.
 
Una volta soddisfatte queste tre esigenze?
Il soggetto che può nascere sarà un soggetto forte se sarà coerente con la vocazione cristiana: una risposta alta ai problemi del Paese. Un soggetto forte può anche aprirsi più facilmente al dialogo con il mondo laico, con tutte le persone di buona volontà.
 
Ma in concreto cosa sarà questo soggetto?
Non credo che si vada verso un partito. Spero, però, che nasca una rinnovata consapevolezza della capacità di rispondere uniti ai bisogni dell’Italia.
 
Cosa significa questo su un piano politico?
Può significare cattolici più determinati a contare negli schieramenti in cui stanno, oppure la decisione di trovare altre formule e altri modelli perché insoddisfatti degli attuali schieramenti.
Pier Luigi Fornari

 
Mario Mauro (Pdl)
«Non credo che nascerà un partito. Ma servirà a prendere coscienza»
 
Prendere consapevolezza del bisogno di costruire una proposta politica». Mario Mauro, capogruppo del Pdl al Parlameto europeo, affida questo compito al prossimo incontro di Todi.
 
Non serve in primo luogo una presenza di tipo prepolitico?
Non credo che in questo senso l’incontro di lunedì sarà il simbolo di un nuovo protagonismo. Ritengo che ci sia già e sia molto vivace la rete capace di rilanciare la presenza sociale dei cattolici italiani. Contrariamente a quanto sostengono alcuni osservatori, non credo che questa presenza si sia appannata con la fine della prima repubblica.
 
Nascerà quindi una cosa nuova?
Non credo che lì nascerà un partito. Sarà un momento di presa di coscienza della necessità di indicazioni politiche per far uscire il Paese dalle difficoltà in cui versa.
 
Ma allora le sollecitazioni del magistero per una nuova generazione di cattolici impegnati in politica?
Con la libertà d’animo di chi, come me, per ragioni di anagrafe non può farne parte, penso che Todi può favorire questo processo, in quanto vi partecipano membri di movimenti, di realtà associative di organizzazioni, che possono maturare la scelta di un impegno politico. Ma non credo che questo avverrà già all’indomani di Todi. Non credo che alle prossime elezioni vedremo scendere in campo la nuova Dc.
 
Ma il problema potrebbe porsi a breve e allora quali sono le formule possibili?
Credo che il problema è portare a soluzione ciò a cui Berlusconi è stato capace solo di dar voce, cioè una politica che rispetti la cosiddetta eccezione italiana: la difesa della famiglia, una laicità postiva, in base alle quale le istuzioni ecclesiali sono ammesse nello spazio pubblico, un certo tipo di rapporto tra iniziativa privata e statale, un complesso di posizioni insomma che sono in urto con la sinistra italiana che non si è mai emancipata da un certo ideologismo.
 
E quale blocco di forze può sostenere questa politica?
A meno di una evoluzione costituzionale che ponga fine al biporalismo non può che essere quello a cui ha dato vita Berlusconi. Ma in ogni modo non bisogna mai dimenticare l’intervento della Provvidenza, che ha molta più fantasia di noi...
Pier Luigi Fornari
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