giovedì 25 settembre 2014
Zafar Bhatti attendeva da due anni di comparire davanti ai giudici, in Pakistan. ​L'assassino è una guardia carceraria. Il vescovo Ashad: una legge usata per colpire i più deboli e per vendette personali.
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Per Zafar Batthi non c'è stata nemmeno la possibilità di avere un processo. Di potersi difendere in aula dalla solita accusa di blasfemia. Per lui cristiano pakistano la condanna, a morte, è arrivata prima. In cella. Un poliziotto, musulmano fanatico, lo ha ucciso oggi nel carcere di Rawalpindi, in Pakistan, dove era detenuto. Con lui è stato ferito anche un altro uomo, Muhammad Asghar, un musulmano di origine inglese, malato di mente, condannato a morte con la stessa accusa per essersi dichiarato un profeta. Da due anni in carcere in attesa di processoZafar Bhatti era in prigione da due anni con l’accusa di blasfemia, in attesa di comparire davanti ai giudici. Sposato, lavorava come rappresentante di medicinali porta a porta. In questo modo aveva la possibilità di incontrare molte famiglie e di diffondere il Vangelo. Pastore protestante, spesso si fermava a leggere la Bibbia e a pregare nelle case. Inoltre aveva fondato una Ong, la "Jesus World Mission", di cui era presidente.L'accusa: SMS offensivi verso la madre del profeta Bhatti era finito in carcere dopo che un leader islamico lo ha accusato nel 2012 di inviare messaggi SMS offesivi verso la madre del profeta Maometto. Secondo la famiglia e i suoi avvocati, qualcuno ha cercato di incastrarlo, usando il suo telefono. Minacce di morteCome conferma a Fides Cecil Shane Chaudhry, direttore esecutivo della Commissione nazionale “Giustizia a Pace” dei Vescovi pakistani (NCJP), nelle ultime settimane Bhatti aveva ricevuto minacce di morte in carcere da detenuti e guardie e aveva avvisato le autorità carcerarie. Bhatti avrebbe dovuto presentarsi davanti a un tribunale di primo grado domani, 26 settembre. Come riferito a Fides, gli avvocati dell’Ong Claaas (“Center for legal aid assistance and settlement”), che seguivano il caso, erano fiduciosi nel suo rilascio. La condanna della Chiesa cattolica A nome della Chiesa cattolica, Chaudhry condanna “il gesto terribile” e ricorda a Fides che “vi sono molti altri accusati in carcere, in attesa di processo, innocenti. Sono in percolo solo perchè vittime di accuse di blasfemia, spesso false: il governo deve tutelare la loro vita. Chiediamo che il colpevole venga assicurato alla giustizia”.

In aumento le accuse di blasfemia in Pakistan Secondo il “Centro per la ricerca e gli studi sulla sicurezza”, think-tank con sede a Islamabad, negli ultimi anni le accuse di blasfemia sono aumentate in modo esponenziale (un caso nel 2001, 80 nel 2011). La legge viene sempre più utilizzata per regolamenti di conti in dispute private, che nulla hanno a che vedere con la religione. Gli accusati sono spesso a rischio di linciaggio, mentre avvocati e giudici spesso rifiutano di aver a che fare con tali casi. Per questo i periodi carcerazione degli accusati spesso si prolungano per anni. Secondo cifre ufficiai, almeno 48 persone accusate di blasfemia sono state vittime di uccisioni extragiudiziali. Tra le vittime recenti, il professore di studi islamici di Karachi, Muhammad Shakil Auj, e l’avvocato musulmano di Multan, Rashid Rehman. «Legge abusata per colpire i più deboli» Il vescovo di Faisalabad, Joseph Ashad, interpellato da Fides, afferma: “La legge di blasfemia legge viene abusata, le vittime sono i più deboli, cristiani e musulmani. Oggi è urgente una correzione per evitarne gli abusi”. Anche il noto leder musulmano pakistano Hafiz Tahir Mehmood Ashrafi, raggiunto da Fides, lamenta “l'uso improprio della legge sulla blasfemia" e ricorda che "i cristiani sono perseguitati a causa del cattivo uso di questa legge". "Come membro del Consiglio islamico del Pakistan – afferma – proporrò al governo severe punizioni per chi accusa falsamente un’altra persona di blasfemia”.

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