mercoledì 1 aprile 2015
Fallite le trattative: blitz della polizia in tribunale. Morti anche gli assalitori.
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l blackout nel Paese, il buio nell’informazione e ore di terrore finite con la morte di Mehmet Selim Kiraz, uno dei magistrati più noti nel Paese, tenuto ostaggio per ore nel suo ufficio dai terroristi del Dhkp-c. Una giornata all’insegna dell’oscurità quella di ieri per la Turchia, che sembra preludere a un futuro sempre più nero. Erano da poco passate le 10.30, le 9.30 in Italia, quando metà della Mezzaluna si è trovata senza corrente elettrica per ore. Un grave colpo all’economia nazionale, calcolato in milioni di euro. Il governo, incapace di chiarire le cause del blackout, ha dovuto subito fare i conti con le sue conseguenze. l blackout nel Paese, il buio nell’informazione e ore di terrore finite con la morte di Mehmet Selim Kiraz, uno dei magistrati più noti nel Paese, tenuto ostaggio per ore nel suo ufficio dai terroristi del Dhkp-c. Una giornata all’insegna dell’oscurità quella di ieri per la Turchia, che sembra preludere a un futuro sempre più nero. Erano da poco passate le 10.30, le 9.30 in Italia, quando metà della Mezzaluna si è trovata senza corrente elettrica per ore. Un grave colpo all’economia nazionale, calcolato in milioni di euro. Il governo, incapace di chiarire le cause del blackout, ha dovuto subito fare i conti con le sue conseguenze. Istanbul era ancora all’80 senza corrente quando si è diffusa la notizia che due terroristi, appartenenti all’organizzazione comunista si erano introdotti nel Palazzo di giustizia di Caglayan e avevano fatto prigioniero nel suo ufficio il pubblico ministero, Mehmet Selim Kiraz. Non un magistrato scelto a caso. Kiraz è il titolare di tutti i dossier più importanti sulla rivolta di Gezi Park del 2013 e soprattutto di quello riguardante la morte di Berkin Elvan, l’adolescente ucciso dalla polizia, che lo colpì tirandogli la cartuccia di un lacrimogeno sulla testa. Per la morte del giovane, spirato dopo oltre 150 giorni di coma, in mezzo a sofferenze atroci, non è mai stato identificato un colpevole, tanto che molti quotidiani di opposizione avevano parlato apertamente di insabbiamento delle indagini da parte del governo.La tragedia si è consumata dopo le 20.30 (le 19.30 in Italia), quando la polizia ha fatto irruzione dopo aver sentito gli spari all’interno. Due terroristi sono stati uccisi e Kiraz è rimasto colpito. Quest’ultimo, arrivato in ospedale in gravi condizioni, è stato sottoposto a un’operazione d’urgenza. Non ce l’ha, però, fatta: poco dopo il pm è morto.Quella di ieri, tuttavia, non è stata una sfida alla magistratura, quanto a Recep Tayyip Erdogan, al tempo dei fatti ancora primo ministro. Le richieste dei sequestratori erano chiare: svelare l’identità dei poliziotti che avevano ucciso Berkin Elvan e sottoporli a processo, oltre a prosciogliere dalle accuse le accuse le decine di persone arrestate e giudicate per aver partecipato alle manifestazioni di protesta seguite alla morte del giovane, duramente represse dalle forze dell’ordine. L’ultimatum, fissato a tre ore, era già scaduto da oltre 40 minuti quando le autorità hanno chiesto il silenzio stampa sulla faccenda, stendendo un telo oscuro sulla vicenda. Il flusso di notizie è ripreso solo al momento del blitz. Di certo, il black-out di ieri, se non è servito proprio a consentire questo attacco, ha dato una grande mano a svelare le falle del servizi di sicurezza turchi. Il tribunale di Caglayan, dove si trova l’ufficio di Kiraz, è stato inaugurato nel 2011 e fino a ieri era considerato uno degli edifici più sicuri della Turchia. Migliaia di stanze, sistemi di sicurezza all’avanguardia ma resi inoffensivi dalla mancanza di corrente. I terroristi sono entrati nell’edificio come se niente fosse, hanno puntato dritto fino al sesto piano, dove si trova l’ufficio di Kiraz, e hanno aperto il fuoco, uccidendo almeno tre persone. Il padre di Berkin Elvan ha lanciato un appello ai media turchi. «Ho già perso mio figlio. Non voglio che venga sparso altro sangue». I negoziati sono andati avanti fino all’ultimo, nella speranza di non dover sparare, ma è stato inutile. Nel Paese monta la polemica e l’opposizione è convinta che il sequestro e il blackout siano eventi strettamente correlati fra di loro. La Turchia aspetta non solo l’epilogo della faccenda, ma anche che il governo dia delle spiegazioni. Ieri il premier Ahmet Davutoglu è stato impegnato tutto il giorno in tavoli di crisi sui due avvenimenti. Le sue risposte dovranno essere particolarmente convincenti. Fra meno di tre mesi si vota e il suo partito, Akp, è ai minimi storici nei sondaggi.

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