lunedì 8 settembre 2014
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Dolore, commozione e sgomento. E nuovi particolari inquietanti che emergono con il passare delle ore. Cresce la convinzione che dietro la barbara uccisione delle tre missionarie saveriane in Burundi ci sia molto più di una tentata rapina e del gesto di uno squilibrato. I particolari rivelati dalle testimonianze giunte nella casa madre delle suore saveriane uccise a Bujumbura, in via Sidoli a Parma, dopo la notizia della seconda aggressione gettano diverse ombre sulla tragedia. “Le tre anziane consorelle erano benvolute dalla comunità – conferma la vicaria della congregazione suor Silvia Marsili, sconvolta dal dolore – e operavano nel dispensario o come catechiste. Non avevano mai ricevuto minacce anche se la zona è considerata a rischio, Però la seconda aggressione costata la vita a suor Bernardetta è inquietante”. Si è appreso dal racconto della quarta missionaria della comunità – l’unica superstite del massacro – che in casa non è stato rubato nulla e che dopo il ritrovamento dei cadaveri delle prime due suore, Olga e Lucia, la casa era vigilata dalla polizia. “Gli agenti stavano a venti metri dalla casa la notte scorsa – conferma ad Avvenire don Mario Pulcini, parroco a Bujumbura della vicina parrocchia dei Saveriani – eppure l’assassino si è introdotto nell’edificio indisturbato. Forse aveva le chiavi”. E, confermano le consorelle, nella notte ha cercato di introdursi prima nella stanza della suora congolese sopravvissuta e poi ha assassinato Bernardetta. Preoccupanti anche le modalità dell’uccisione. Le tre suore sono state infatti sgozzate selvaggiamente, sul capo delle prime due, sorprese domenica pomeriggio da sole, l’omicida ha infierito a colpi di pietra. Non è da escludere neppure un movente politico data l’imminenza delle elezioni nel paese africano, che - conferma don Pulcini - "è stato sconvolto dalla tragedia”.

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