sabato 22 marzo 2014
Un tecnico è stato sequestrato forse a scopo di estorsione. Ha problemi di salute. Intanto proseguono gli scontri tra governativi e separatisti dell'Est.
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Un italiano è stato rapito in Libia. Si tratta di un tecnico operante nel settore delle costruzioni. Di lui si sono perse le tracce e da quanto riportato dal sito di "Repubblica" si tratta di un rapimento a scopo di estorsione. Il fatto è accaduto a Tobruk, nella parte est della Libia, nella Cirenaica dove sono forti i separatisti e dove il controllo del terrritorio da parte del governo di Tripoli è evanescente.   Secondo la ricostruzione l’uomo lavora per una ditta presente da anni nell'area. La polizia libica ritiene che si tratti di un'azione criminale allo scopo di ottenere un riscatto. La sua auto sarebbe stata ritrovata con le chiavi inserite. Da quanto appreso la Farnesina ne conosce l'identità e risulta che abbia problemi di salute. Intanto la Marina Militare Usa ha riconsegnato alle autorità libiche la petroliera che trasportava greggio "dei ribelli" orientali. L'8 febbraio scorso la Morning Glory aveva caricato petrolio per un controvalore di 30 milioni di dollari nel terminal di As-Sidr controllato dai ribelli della Cirenaica, che non riconoscono il governo centrale.Non è stato ancora rivelato a chi fosse destinato il carico di greggio e neanche quale sia il Paese veramente proprietario della petroliera, visto che è opinione comune che il fatto che batta bandiera nordcoreana sia solo una copertura.Poche ore prima, almeno 16 persone sono rimaste ferite ad Ajdabiya negli scontri tra le truppe governative e i ribeli che occupano tre porti petroliferi nell'Est del paese e che si sono resi responsabili dell'attacco a una base dell'esercito.Quello conclusosi definitivamente a vantaggio di Tripoli con l'aiuto Usa è stato il primo tentativo di esportare greggio in modo autonomo da parte dell'Ufficio Politico di Barqa, un nuovo ente formato da un ex rivoluzionario, il 33enne Ibrahim Jadran, in prima linea durante la rivoluzione che portò alla caduta e all'uccisione di Muammar Gheddafi.Dopo la guerra del 2011 Jadran era diventato responsabile delle guardie di sicurezza di alcuni impianti petroliferi. Ma dalla fine di luglio dell'anno scorso aveva approfittato della sua posizione per organizzare e guidare le proteste che stanno bloccando i maggiori porti della Libia, chiedendo alle autorità di trattenere una quota maggiore dei proventi dell'export e accusando il governo di corruzione sulla vendita di greggio.Jadran e i suoi sostenitori accusano inoltre Tripoli di marginalizzare l'Est del paese. Il governo ha cercato a più riprese di negoziare una soluzione ma Jadran non ha mai ceduto. E questa è stata una delle cause che hanno spinto il parlamento libico a sfiduciare l'ormai ex premier Ali Zeidan, sostituito ad interim lo scorso 11 marzo dal ministro della difesa Abdullah al-Thani.
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