lunedì 12 maggio 2014
​Appello delle comunità arabe in Italia (Comai) e del movimento Uniti, dopo i recenti attacchi anticristiani da parte di ebrei ultraortodossi. Giro di vite di Israele contro gli autori di atti di razzismo.
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Le comunità del mondo arabo in Italia (Comai) e il movimento Uniti per unire esprimono "grande preoccupazione" per il crescendo di attacchi ai cristiani compiuti in Israele da ebrei ultraortodossi ed auspicano che l'imminente visita del Papa in Terra Santa non venga boicottata, ma possa svolgersi serenamente in tutto il suo programma."Siamo molto preoccupati", ha spiegato Foad Aodi presidente di entrambi i movimenti. "Rivolgiamo un appello particolare al presidente palestinese Abu Mazen e al premier israeliano Benjamin Netanyahu affinché sfruttino l'opportunità della visita del Papa per ricreare un clima di dialogo". "Sarebbe un errore, buttare via, far fallire il viaggio di Francesco", ha detto. " Mi ha fatto piacere - ha aggiunto - che sugli atti di vandalismo ai cristiani siano intervenuti il governo isareliano ed anche l'ambasciatore israeliano presso la Santa Sede".In vista del viaggio di papa Francesco in Terra Santa, le comunità del mondo arabo hanno promosso un incontro per il prossimo 20 maggio in una chiesa romana: vi prenderanno parte esponenti del mondo cristiano ma soprattutto rappresentanti dell'Islam.E il governo di Israele, a due settimane dall'arrivo del Papa, è deciso a stroncare gli atti di razzismo contro cristiani e arabi a opera di estremisti. Episodi che il patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal ha denunciato con forza. Nelle settimane scorse sia il presidente Shimon Peres sia del premier Benyamin Netanyahu hanno condannato gli eventi. In un recente dibattito interno - hanno rivelato i media - il procuratore generale dello Stato Yehuda Weinstein ha chiarito che in "speciali e particolari violazioni di legge, dove ci sia notizia ed evidenza amministrativa di coinvolgimento in crimini di odio, è consentito trattenere sospetti per un periodo esteso sotto detenzione amministrativa senza processo". Un strumento - quello della detenzione amministrativa - invocato dal ministro della sicurezza pubblica Yitzhak Ahoronovich e anche dal ministro della giustizia Tizpi Livni."Ci sono diverse dozzine di attivisti della Giudea e Samaria (Cisgiordania) - ha detto una fonte di polizia, citata dai media - e soprattutto della colonia di Yitzhar e delle colline vicine responsabili di questi incidenti seri. Sappiamo - ha aggiunto la fonte - chi sono".  Nell'atmosfera tesa di questi giorni il quotidiano Haaretz rivela che domenica si è registrato l'episodio in cui un ufficiale di polizia avrebbe chiesto la rimozione di un poster gigante di benvenuto a papa Francesco apposto su un palazzo dell'Ordine Francescano vicino alla Porta di Giaffa di Gerusalemme. La motivazione dell'ufficiale di polizia sarebbe stata il pericolo che il poster potesse infiammare le passioni e condurre a nuove proteste di ebrei contrari alla visita del papa. Una ricostruzione respinta dalla polizia secondo cui la richiesta avrebbe invece avuto motivazioni di ordine legale.Ad opporsi agli atti di razzismo anticristiano e antiarabo è sceso in campo anche lo scrittore Amos Oz che ha apertamente definito "neo nazisti" locali gli autori dei "price tag" ("il prezzo da pagare"). Contro di lui si è scagliato il Consiglio dei coloni di Benyamina e Samaria che ha inoltrato una querela alla polizia auspicando che Oz sia arrestato.
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