sabato 16 maggio 2015
La sentenza definitiva sulla sorte del deposto presidente è attesa per il 2 giugno, dopo il pronunciamento del muftì.
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L'ex presidente egiziano Mohammed Morsi, deposto con il colpo di Stato militare del 3 luglio 2013, è stato condannato a morte per il caso di evasione da una prigione durante la rivoluzione del 2011 che portò alla caduta di Hosni Mubarak. La sentenza sarà ora rimessa al muftí, massima autorità religiosa del Paese, che emetterà un verdetto non vincolante prima che il tribunale pronunci la sentenza definitiva il prossimo 2 giugno. La fuga dal carcere di Wadi Natrun durante la rivoluzione del 2011 avvenne grazie a presunti aiuti da parte di combattenti di Hamas e del gruppo libanese sciita Hezbollah. Per questo caso, insieme a Morsi sono stati condannati a morte altri 105 membri dei Fratelli musulmani. Sempre il 2 giugno, quando sarà emessa la sentenza definitiva per la fuga dal carcere, il tribunale penale del Cairo si pronuncerà anche sul caso in cui Morsi è imputato per spionaggio e collaborazione con il movimento palestinese Hamas. Nell'ambito di questo caso oggi sono già stati condannati a morte, sempre in via provvisoria, il leader dei Fratelli musulmani Mohammed Badie, il numero due della Fratellanza Khairat al-Shater e suo figlio, come pure il membro dell'esecutivo del gruppo Mohamed Beltagui. Condannati alla pena capitale per spionaggio anche il presidente del braccio politico della Fratellanza Saad Katatni, il suo vicepresidente Esam al Erian e il predicatore Yusuf al-Qaradaui. Morsi, che continua a definirsi "presidente legittimo" dell'Egitto, è stato deposto nel golpe militare del 3 luglio 2013 guidato dall'attuale presidente Abdelfatah al-Sissi, allora a capo dell'esercito, dopo diversi giorni di proteste. Dalla caduta di Morsi le autorità hanno avviato una persecuzione di simpatizzanti, membri e leader dei Fratelli musulmani, che sono stati dichiarati gruppo terrorista.
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