sabato 6 febbraio 2016

Dramma senza fine in Siria.  Chiuso il confine turco, i profughi sono allo stremo.

I Paesi donatori promettono 9 miliardi di aiuti

L'avanzata di Assad intrappola 30mila civili
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Accuse pungenti per lo stop forzato ai colloqui di Ginevra 3, mentre scoppia l’ennesima emergenza umanitaria: è una fiumana umana ininterrotta e vociante che avanza a piedi, in fuga da Aleppo circondata dai soldati di Assad. Sono già 30mila come in trappola: 20mila circa al valico di Bab al-Salam, altri 10mila nella città di Asas, a pochi chilometri da una frontiera che rimane chiusa. Intere famiglie, come dimostrano le immagini delle tv satellitari, avanzano con tutti i loro averi in sacchi di plastica o in ceste di fortuna. Secondo i testimoni sono almeno 40mila le persone che hanno lasciato le loro case, dopo che la seconda città della Siria è stata completamente circondata dalle forze del regime di Bashar al-Assad. «Abbiamo lasciato le nostre case per le bombe russe, per gli sciiti che avanzano, per gli iraniani, Erdogan deve lasciarci entrare in Turchia», ha dichiarato un ragazzo di 12 o 13 anni intervistato da al-Jazeera. Il premier turco, Ahmet Davutoglu, ha assicurato che gli sfollati non verranno lasciati «senza cibo o riparo», ma non ha fornito informazioni su quando Ankara intende riaprire il confine. La Turchia sostiene di aver già accolto altri 6mila profughi durante il fine settimana. L’azione aerea russa è a sostegno dell’avanzata delle forze lealiste per tagliare la linea di rifornimento tra la frontiera nord e la principale città siriana, in parte controllata dagli insorti, sostenuti dalla Turchia e dall’Arabia Saudita e di cui fanno parte anche gruppi qaedisti.  È di almeno 120 morti il bilancio delle vittime dei combattimenti scoppiati a Ratyan, a nord di Aleppo, dove i ribelli sono passati alla controffensiva. Le truppe regolari siriane, appoggiate dall’aviazione russa, hanno pure conquistato uno dei principali bastioni delle milizie ribelli nella provincia di Daraa, nel sud del Paese. Intanto è polemica fra Nato e Turchia da un lato, Russia dall’altra sul fallimento del primo round dei colloqui di Ginevra. Appena giunto ad Amsterdam per una riunione con i ministri della Difesa dell’Ue, il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg, ha puntato il dito su Mosca: «Gli intensi attacchi aerei russi, che colpiscono soprattutto le truppe di opposizione in Siria, stanno minando gli sforzi per trovare una soluzione politica al conflitto». Per il leader della Nato i raid aerei russi determinano «un aumento delle tensioni e violazioni dello spazio aereo turco» che è nello «spazio aereo Nato». Più sfumato l’inviato speciale Onu, Staffan de Mistura: «Un’accelerazione violenta del conflitto nel momento in cui si deve parlare di pace, non aiuta né il momento umanitario, né il dialogo politico», ha affermato in una intervista. Ieri Staffan de Mistura, ha riferito in video-conferenza al Consiglio di Sicurezza sui colloqui già bloccati, mentre ha rimandato al vertice di Monaco di settimana prossima una decisione sulla possibilità di una loro ripresa. Pronta la replica di Mosca: «La coalizione a guida Usa rifiuta la collaborazione con la Russia in Siria per lasciare spazio alle accuse sulle nostre operazioni militari», afferma una nota del ministero degli Esteri. Inoltre, fa notare la Difesa di Mosca, le forze aeree turche che dovessero essere impiegate in Siria devono rispettare il memorandum Russia-Usa per la sicurezza aerea in Siria. Schermaglie politiche, mentre nella notte altre migliaia di profughi sono in marcia verso il confine.
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