sabato 8 novembre 2014
​Fides: esposti come mercanzie gli arredi razziati nelle case dal Califfato. I vescovi: tutti in campo per «liberare» Ninive.
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Sono esposte, come mercanzia di cui appropriarsi a prezzo d’occasione. Nei mercati di Mosul intere aree sono adesso occupate da bancarelle con utensili e arredi razziati nelle case abbandonate dai cristiani. L’ultimo insulto, dopo il saccheggio la vendita agli sciacalli. È la pulizia etnica a vantaggio del migliore offerente: dopo aver disegnato in luglio la «N» di nazareno sulle case da espropriare, ora le merci saccheggiate vengono messe in vendita a prezzi stracciati.  Lo rivelano a Fides gli abitanti stessi della città occupata lo scorso giugno dai jihadisti dello Stato islamico, che hanno fatto pervenire pure al sito «www.ankawa.com» interessanti particolari su come tale commercio è accolto. I miliziani jihadisti, fin da loro arrivo in città, hanno espropriato buona parte delle abitazioni dei cristiani fuggiti, marchiandole con scritte che, di fatto, le indicavano come “proprietà” dello Stato islamico. Adesso i mobili e gli elettrodomestici razziati, vengono venduti nei mercati del centro, sulla riva destra e su quella sinistra del Tigri. Ma a caccia di televisioni e frigoriferi rubati ai cristiani – spiegano sempre a Fides le fonti locali – sono soprattutto acquirenti provenienti da fuori città. Sciacalli senza scrupoli mentre gli abitanti di Mosul solitamente si tengono lontani da quelle bancarelle. In questo modo i sudditi del Califfato esprimono il rifiuto per la modernità. Intanto nella Siria orientale l’Is ha ordinato la chiusura di tutte le scuole. L’annuncio al termine di un incontro con le autorità scolastiche, in una moschea alle porte di Deir al-Zor: gli insegnanti dovranno sottoporsi a un corso di aggiornamento non appena lo Stato islamico avrà rivisto «i programmi degli infedeli». A settembre, sono già state eliminate le lezioni di fisica e chimica. «Si insegnerà solo religione e qualche rudimento di matematica: tutto lo scibile è solo del creatore, e dunque anche le tabelline sono inutili», ha raccontato un attivista, Abu Hussein al Deiri. Ancora più drammatico, dunque, l’appello dei rappresentanti delle Chiese cattoliche d’Iraq, dopo una riunione ad Ankawa presieduto dal patriarca Louis Sako. Occorre mettere in campo «tutto l’impegno possibile» a ogni livello, «locale e internazionale», per ottenere la «liberazione della piana di Ninive» e consentire il rientro dei profughi cristiani nelle loro case. A sera la Casa Bianca faceva sapere che il presidente Obama ha autorizzato il dispiegamento di ulteriori 1.500 militari con compiti di addestramento e che chiederà al Congresso di stanziare altri 5,6 miliardi di dollari per il contingente che combatte contro lo Stato islamico. 
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