martedì 13 ottobre 2015
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​Gentile direttore,sono un cittadino romano residente a Prima Porta. Ho letto con interesse, su “Avvenire” di domenica 11 Ottobre, l’articolo di Luca Liverani riguardante la zona dove abito. Un territorio con diversi problemi dovuti all’incuria dell’uomo e all’assenza delle istituzioni. Vorrei ringraziare il suo giornale, l’unico che ha deciso di dare visibilità alla manifestazione per la raccolta di firme a favore del dragaggio della “marana” (il Fosso della Torraccia, affluente del Tevere, ndr) che è concausa, insieme ad altri fattori, delle alluvioni che si sono susseguite negli anni, dal 1965 in poi, nella nostra zona. Spero che in tanti abbiano letto quell’articolo. Ringrazio anche il “Comitato 31 Gennaio”, per quanto fa per cercare di far mettere in sicurezza il nostro territorio: sabato 10 Ottobre, erano tutti sotto la pioggia, inzuppati, stanchi, ma convinti che fosse la cosa giusta da fare. Tra l’altro ci hanno donato, a spese loro, l’enciclica di papa Francesco, Laudato si’, un grande segno di come prenderci cura della natura attorno a noi, della nostra «casa comune». Grazie ancora per averci dato ascolto.Ignazio Montefoschi - Roma Caro direttore,sono originaria del Madagascar ma residente in Italia e cittadina di Riano. Ho letto, domenica 11 ottobre 2015, l’articolo sulle perduranti conseguenze dell’alluvione a Prima Porta del 31 Gennaio 2014. Sono contenta che ne parliate, perché ho vissuto questa brutta tragedia assieme a dei miei amici che vivono lì. Anche noi, io e i miei figli, siamo andati ad aiutare i cittadini che hanno vissuto quella brutta esperienza. È stato davvero terribile, soprattutto, avendo io due bambini, un maschio e una femmina, vedere la paura negli occhi dei bambini di quelle famiglie colpite dall’alluvione. Anche ora, appena piove, stanno sempre con la paura addosso che possa ricapitare. Mi chiedo perché non fanno nulla per evitare che queste tragedie continuino ad accadere. Grazie ad “Avvenire” per aver dato attenzione a questo problema.Faraniaina Andrianasolo - Roma
Gentile direttore, abitando in un quartiere di periferia solitamente nominato dalle testate giornalistiche solo per pessime notizie, può immaginare come sia stato bello e gratificante leggere su “Avvenire” di un comitato di quartiere, del mio quartiere, che viene segnalato per l’impegno e la costanza nel voler “proteggere” i cittadini di Prima Porta dal rischio idrogeologico che affligge ripetutamente da svariati anni questa zona di Roma. Che cosa voglia dire temere di perdere tutto per la negligenza di chi dovrebbe proteggere la nostra sicurezza. È qualcosa di indescrivibile a parole, ma le assicuro di aver visto e di conoscere bene gli occhi di chi ha dovuto rimboccarsi le maniche e ricominciare più volte da capo. Per questo ringrazio lei, il giornalista Luca Liverani e “Avvenire” per aver reso noti i nostri problemi ai vostri lettori, perché è un passo importante per far svegliare chi dovrebbe tutelarci e smuovere un po’ la situazione ferma e incerta da troppo tempo. Mille, mille grazieFilomena, una cittadina - Prima Porta (Roma)
Gentile direttore,le scrivo a nome di tutto il “Comitato 31 Gennaio” grato per lo spazio a noi dedicato nell’articolo di domenica 11 ottobre. Per la prima volta una testata nazionale si è occupata di quello che dal 31 gennaio 2014 è la nostra “missione”: mettere in sicurezza il nostro quartiere, chi vi abita e chi, con la passione e la fatica lavora nelle realtà commerciali di Prima Porta. Apprezziamo ogni singola parola dell’articolo di “Avvenire” perché il nostro fine è quello di far conoscere a più persone possibile la nostra problematica e di riuscire a smuovere la sensibilità e la responsabilità di coloro che avrebbero voluto e dovrebbero aiutarci a sentirci sicuri in questa zona di Roma! Grazie al suo collega Luca Liverani che ha messo nero su bianco la situazione di Prima Porta e la nostra lotta alla sicurezza.Francesco Mangone - presidente del Comitato 31 GennaioPrima Porta (Roma)
Sono io, cari e gentili amici, a dire grazie a persone come voi, membri e simpatizzanti del “Comitato 31 Gennaio”, che a Prima Porta, periferia non solo geografica di Roma, continuano a mobilitare energie e idee per ribaltare la convinzione che le alluvioni fluviali “da incuria” siano ormai una specie di destino ineluttabile per tutta quella zona. Anche la gravissima alluvione del 31 gennaio 2014 non fu fatalità. Sostenerlo o lasciarlo credere contribuisce – come in troppe altre parti del nostro splendido e idrogeologicamente fragile Paese – a perpetuare lo scandalo per cui si spende (magari poco e male) in modo emergenziale soltanto dopo i disastri e non ci si decide a investire (in giusta misura e con efficacia) prima, secondo piani di prevenzione basati sulla saggia gestione del territorio. Credo, perciò, che sia molto importante che iniziative concrete e propositive, come quella organizzata domenica scorsa a Prima Porta per alimentare la consapevolezza della popolazione e per farsi civilmente “sentire” nei palazzi delle istituzioni centrali e locali, si colleghino direttamente all’enciclica di papa Francesco Laudato si’. E credo che queste esperienze di cittadinanza attiva (contrassegnata anche dall’impegno in prima persona di Margherita Coletta, vedova del brigadiere Giuseppe, ucciso nella strage di Nasiriyah, e anima di un’attivissima associazione di promozione sociale) debbano essere conosciute il più possibile dall’opinione pubblica nazionale. So bene che Roma sta vivendo una fase amministrativa tormentatissima e che non si può accusare per un vuoto d’attenzione così prolungato solamente l’amministrazione uscente, che pure nel suo livello municipale (circoscrizionale, si direbbe in altre parti d’Italia) ha impegnato le forze e le (scarse) risorse allo stato delle cose disponibili, ma troppo grande e troppo evidente è lo scarto tra l’impegno e le attese dei cittadini e la risposta politico-amministrativa. Troppo, davvero. E c’è ancora qualcuno che si sorprende se anche gli uomini di Chiesa, come il cardinal Agostino Vallini, vicario del Papa per la diocesi di Roma, invocano una salutare «scossa» e una sacrosanta «rinascita» nella vita pubblica e nella capacità di governare e abitare la città…
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