martedì 22 aprile 2014

L’allarme delI’Istat: «In due anni più 56,5%». Seicentomila nuclei risiedono nel Meridione.
Belletti: «Da Renzi la risposta più seria dal 2010. Ora i fatti»

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Marco abita in Campania, è senza lavoro e ha due bambini piccoli. È un bravo saldatore, ma da quando è disoccupato non ha trovato ancora qualcuno che l’assuma, nonostante gli annunci con cui ha tappezzato tutte le bacheche di "cerca lavoro", comprese quelle su Internet. Anche Lorenzo e sua moglie sono rimasti contemporaneamente senza impiego e in attesa di trovarlo per le loro esigenze e quelle dei due figli, comprese spesa e bollette, possono contare solo sull’aiuto dei rispettivi genitori. Se pensate che siano due situazioni limite, ricredetevi. Purtroppo, secondo i nuovi dati diffusi ieri dall’Istat (che prendono in esame il 2013), sono in drammatico aumento: superano infatti quota un milione (per l’esattezza 1.130.000) le famiglie italiane prive di reddito da lavoro, quelle cioè in cui nessuno dei componenti "attivi" (in età da lavoro e senza particolari impedimenti) ha un impiego retribuito. Il dato, preoccupante in sé, diviene allarmante se si pensa che rispetto ai dati del 2012, quando i nuclei familiari in questa condizione erano 955mila, c’è stato un aumento di 175mila casi (+ 18%), che diventa addirittura il 56,5 in più rispetto ai dati dell’anno precedente. Una crescita esponenziale indotta dal riflusso della crisi economica e aggravata dal mancato arrivo della ripresa.

Come sono composti, secondo l’Istat, i nuclei familiari nei quali nessuno lavora? Quasi mezzo milione (491mila) corrisponde a «coppie con figli», altri 213mila sono «monogenitore» (spesso è una donna), 295mila risultano «single» e infine ci sono 83mila «coppie senza figli». Non c’è un identikit tipo, perché l’età e le situazioni variano: c’è la coppia di coniugi "anziani", per cui è arduo rientrare nel mondo del lavoro, con un figlio disoccupato e un altro ancora studente; la giovane madre separata che deve farsi carico di un bimbo senza l’aiuto dell’altro genitore; o ancora la coppia di sposini freschi di laurea ma entrambi ancora senza impiego.

Come tirano avanti queste famiglie, prive di redditi? Racimolando risorse come possono. C’è chi gode ancora, temporaneamente, di un’indennità di disoccupazione o di una pensione di invalidità. In altri casi, il sostegno stabile o occasionale arriva da un familiare, spesso i genitori pensionati. In un numero limitato di casi, c’è infine chi può disporre di rendite da capitale, come coloro che hanno abitazioni o locali in affitto, i cosiddetti rentier.

Lungo la Penisola, com’era prevedibile, a soffrire di più sono le regioni del Meridione, con 598mila famiglie senza componenti occupati, poi viene il Nord, con 343mila, e infine il Centro con 189mila. E la gravità della situazione occupazione del Paese si evince anche da un altro tipo di rilevazione, quella che esamina il numero dei nuclei in cui tutti i componenti che partecipano al mercato del lavoro hanno un’occupazione: è ancora robusto, 13 milioni 691mila, ma nell’ultimo anno è sceso di 281mila unità. In pratica uno o più componenti hanno perso l’impiego, ma per loro fortuna le esigenze di sostentamento del nucleo sono assicurate dagli altri familiari, che l’hanno mantenuto.

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