giovedì 11 giugno 2015
​La spending review può fare poco per ridurre la spesa pubblica e le tasse: servono misure per la crescita e un ripensamento dei servizi. Imposte locali raddoppiate in 20 anni.  
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​Serve un ripensamento del welfare se si vuole mettere un freno alla spesa pubblica. Dalla Corte dei Conti arriva un monito al governo a fare subito le riforme necessarie. "Un duraturo controllo sulle dinamiche di spesa può ormai difficilmente prescindere da una riscrittura del patto sociale che lega i cittadini all'azione di governo e che abbia al proprio centro una riorganizzazione dei servizi di welfare" si legge nel rapporto 2015 della Corte dei Conti sul coordinamento della finanza pubblica presentato questa mattina al Senato. Come indicato anche nel Def, "le condizioni di sostenibilità di lungo periodo della finanza pubblica - sottolinea la Corte - richiedono uno scenario macroeconomico ambizioso" non conseguibile in assenza di interventi profondi capaci di rialzare le dinamiche della produttività totale dei fattori". Di qui l'importanza del programma di riforme strutturali. Secondo la Corte è "prioritaria" anche "la necessità di restituire capacità di spesa a famiglie e imprese. Una direzione intrapresa nel 2014, con la riduzione del cuneo fiscale sul costo del lavoro e con un bonus erogato alle famiglie". Per sostenere l'allentamento della pressione fiscale la spending review non è più sufficiente, dice la Corte, che ancora una volta indica come indispensabili le misure per la crescita. Di contro in quasi vent'anni è raddoppiata la quota delle entrate derivanti dalle tasse locali su quelle dell'intera Pa: tale quota è passata dall'11,4% del 1995 al 21,9% del 2014. "Ma ciò è stato il frutto di scelte operate a livello di governo centrale, piuttosto che espressione dell'autonomia impositiva degli enti decentrati" con 113 misure che hanno interferit con il percorso del federalismo. Sul fronte della spending review legata alla pubblica amministrazione, i risultati sono stati consistenti. "Il blocco della dinamica retributiva nella pubblica amministrazione" e "la consistente flessione del numero dei dipendenti" hanno determinato nel quadriennio 2011-2014 "effetti finanziari superiori alle attese, con una diminuzione complessiva della spesa di personale di circa il 5% (8,7 miliardi in valore assoluto), cui si aggiunge la minor spesa per i mancati rinnovi contrattuali".
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