The Treet, a Bergen in Norvegia Ma molti altri progetti sono allo studio se non addirittura nella fase di avvio. A fine dicembre 2015 Lever Architecture ha presentato un edificio di dodici piani a Portland (Oregon): sarà il più alto negli Stati Uniti. Alla fine del marzo scorso l’architetto francese Jean-Paul Viguier ha vinto il concorso per un edificio a destinazione mista (residenze e uffici) a Bordeaux, costituito da tre torri in legno, la più alta delle quali tocca i 50 metri. L’edificio, la cui consegna prevista è per il 2019, sarà realizzato con strutture prefabbricate che, secondo l’architetto, consentiranno alle famiglie di intervenire con facilità per adeguare le abitazioni al cambiare delle esigenze di vita.
Rendering di “Hyperione”, progetto con cui Jean Paul Viguier
ha vinto il concorso per un edificio residenziale a Bordeaux. Sarà alto 50
metri. (foto Jean Paul Viguier et Associates)
Stoccolma è al centro del dibattito con ben tre progetti. C.F. Møller, uno dei più importanti studi scandinavo, nel 2013 ha vinto il concorso indetto dall’immobiliare HSB con un grattacielo misto, dal nucleo in cemento e pilastri e guglie in legno, per un totale di 34 piani: verrà ultimato nel 2023. Lo studio Tham & Videgård nel marzo 2015 ha presentato un blocco di quattro torri da venti piani l’una, interamente in legno dalla struttura alle finiture, affacciate sulla vecchia rada dell’isola di Djurgården. Il progetto è in attesa di approvazione. È stato invece presentato pochi giorni fa da Anders Berensson Architects il concept per quello che potrebbe essere l’edificio più alto della città: 133 metri e quaranta piani in legno, da innalzarsi sopra un parcheggio in cemento degli anni Sessanta. Berensson conta di poterlo realizzare, in formato ridotto, nei prossimi dieci anni. C.F. Møller and Dinnell Johansson, rendering del Wooden
Skyscraper di Stoccolma. La realizzazione è prevista per il 2023 (foto C.F.
Møller)
Le notizie si accavallano, il dibattito nella comunità di architetti è vivo. A rendere possibile l’estensione verso l’alto sono due concause. La prima è tecnologica e consiste nella sempre più raffinata ingegnerizzazione del legno lamellare. Il CLT (Cross-laminated Timber) è composto da legno massiccio essiccato, incollato e incrociato. È un materiale estremamente performante dal punto di vista statico ed elastico (ha eccellenti caratteristiche antisismiche), è più leggero di acciaio e cemento, consente tempi di installazioni più rapidi grazie alla prefabbricazione in ogni forma e dimensione desiderate, e ha, contro l’apparenza, una maggiore resistenza al fuoco rispetto all’acciaio. Tutto ciò, unito all’efficienza energetica, garantisce un ridotto impatto ambientale sia dei cantieri che degli edifici finiti. Queste caratteristiche stanno portando anche al successo di edifici ibridi, con sistemi misti CLT e acciaio.Proprio le norme sulla sicurezza contro gli incendi è stato uno dei limiti imposti allo sviluppo in altezza degli edifici in legno. La seconda causa in questione è proprio una serie di riforme legislative che, sulla base delle innovazioni tecnologiche, stanno ritoccando verso l’alto i parametri. Domenica scorsa è entrata in vigore in Australia la legge che alza da tre a otto piani il limite per la costruzione di palazzi con struttura in legno. Il primo paese a operare in questo senso è stato la Finlandia nel 2010, e infatti all’inizio del 2015 a Kuokkala lo studio OOPEAA ha costruito in soli sei mesi un palazzo di otto piani, premiato nel settembre scorso con il Finlandia Prize for Architecture. L’Austria proibiva gli edifici sopra i cinque piani, ma nel 2013 ne è stato costruito uno di sette. Forse tra qualche anno Celentano potrà scrivere una nuova versione di Un albero di 30 piani.