La montagna si spopola.
Non è una novità. Ma
i dati rendono evidente la dinamica in tutta la sua crudezza.
Dal 1951 a oggi, se la popolazione italiana negli ultimi 60 anni è cresciuta di circa 12 milioni di persone infatti,
la montagna ne ha perse circa 900mila.
A mettere in luce questo fenomeno è il rapporto
"La montagna perduta. Come la pianura ha condizionato lo sviluppo italiano" realizzato da Cer (Centro Europa Ricerche) e tsm-Trentino School of Management, che verrà presentato martedì 9
febbraio alle 15.30 presso il Senato della Repubblica, Palazzo Giustiniani (Sala Zuccari). Ad introdurre i lavori il presidente del Senato Pietro Grasso.
Secondo il rapporto tutta la crescita, in pratica, si è concentrata in pianura (8,8 milioni di residenti) e collina (circa 4 milioni).
Lo spopolamento della montagna ha però
un'eccezione in due regioni: in
Trentino-Alto Adige e in
Valle d'Aosta, dove lo spopolamento non c'è
stato e
la popolazione ha registrato una forte crescita negli ultimi
60 anni.
Il rapporto raccoglie le statistiche dal 1951 agli anni più recenti
sull'andamento della popolazione, dell'economia e delle
infrastrutture, nelle varie regioni italiane, con uno speciale
riferimento alla montagna. La ricerca, dedicata alla cosiddetta
"questione montana", è stata realizzata da un gruppo di lavoro
composto da Gianfranco Cerea, Stefano Fantacone, Petya Garalova, Mauro
Marcantoni e Antonio Preiti.