giovedì 2 agosto 2012
L’ex presidente della Corte Costituzionale Chieppa: «In Italia la tecnologia non è ancora adeguata». È allarme per l’apertura a trasmettere film e programmi inadatti a tutte le ore. Il giurista: «In Parlamento uno schieramento bipartisan ha premuto per liberalizzare i contenuti».
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«Il parental control, come attuato in Italia, è stato un completo fallimento dal punto di vista della protezione dei minori». Quando si chiede all’ex presidente della Corte Costituzionale, Riccardo Chieppa, un parere sui filtri elettronici che dovrebbero difendere i ragazzi dai futuri palinsesti senza frani, il giudizio è drastico.Eppure sembra proprio che questo sia il solo argine destinato a tutelare i più piccoli dopo la riforma sul rapporto fra tv e minori nella Penisola. Una revisione normativa decisa dal Governo che rischia di cancellare il principale baluardo per i ragazzi davanti al televisore: il divieto di trasmettere programmi inadatti dalle 7 alle 23. Secondo le nuove regole – che da due giorni sono entrate in vigore –, se viene adottato un «qualsiasi altro accorgimento tecnico» che impedisce la visione ai minori di contenuti nocivi, le emittenti possono mandare in onda di tutto, senza problemi di orari. «Questa formula – spiega il magistrato di lungo corso – può in pratica anche consentire una completa liberalizzazione della programmazione. Le esperienze passate non lasciano sperare bene, se in sede di attuazione continueranno a essere prevalenti gli schemi interpretativi adottati dall’Agcom a proposito del parental control che adesso è configurato come opzionale e su richiesta di chi utilizza l’apparecchio».Proprio l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni si era pronunciata nel 2011 sugli «accorgimenti» hi-tech presenti nel Paese: sono idonei, aveva sentenziato. «Invece se si prende in esame lo stato delle tecnologie utilizzate in Italia – sottolinea l’ex presidente della Consulta – nessuna concreto ed efficiente sistema può essere adoperato nell’immediato per le trasmissioni analogiche e digitali terrestri libere». Poi Chieppa boccia la linea dell’Authority. «Seguire il suo indirizzo che lascia molti dubbi – sostiene – significherebbe distorcere ulteriormente il sistema di protezione dei minori e provocare un intervento dell’Unione europea».E la Ue è stata invocata come «madre» della nuova normativa che è stata riscritta per evitare una procedura d’infrazione e che recepisce una direttiva del 2007 anche nella parte che consente di proporre programmi nocivi a tutte le ore quando ci sono i filtri elettronici. «La direttiva consente sia le fasce protette, sia altri sistemi che offrano un affidamento valido a che i minori non assistano normalmente alla visione di trasmissioni inadatte. Ma non impone una tipologia specifica, né obbliga a un abbandono dei segmenti protetti – chiarisce Chieppa –. E, a proposito delle fasce orarie per i ragazzi, si rischia di esautorare perfino quella prevista dal Codice di autoregolazione media e minori, che è stabilita nel pomeriggio dalle 16 alle 19, malgrado sia un sistema regolatorio auspicato in sede europea e nonostante vi sia un formale richiamo alla sua osservanza. Se si seguiterà un’interpretazione lassista, che non faccia prevalere la disposizione speciale sulla più ampia previsione degli accorgimenti tecnici, l’eventualità è concreta».Per l’ex presidente, era comunque possibile stabilire ulteriori limiti rispetto alle indicazioni europee. «In più testi si prevede che i singoli Stati possano adattare norme più rigorose, giustificate dalle esigenze di protezione delle nuove generazioni».Chieppa legge in controluce le disposizioni appena riviste. «Certamente vi sono aspetti negativi, come l’abolizione di certezza nelle fasce protette e la scomparsa del divieto di trasmissione di film vietati ai minori di 14 anni in un determinato orario. Ma non mancano aspetti positivi: è il caso del divieto assoluto di trasmissioni gravemente nocive che sarà difficilmente eludibile, ma anche delle avvertenze visive divenute permanenti, come il bollino rosso, peraltro già attuato in precedenza dalla Rai». E allora chi sono i vincitori? «Indubbiamente le grandi imprese televisive che utilizzano il digitale terrestre su base nazionale e i canali satellitari che hanno conservato spazi di manovra. Spazi che potevano essere evitati e ristretti con norme più precise e puntuali. Però le emittenti hanno subito anche alcune riduzioni». E poi il magistrato rivela: «Il Governo ha cercato di essere al di sopra di ogni aspirazione delle grandi tv, ma si è trovato di fronte a una progressiva resistenza di posizioni parlamentari inspiegabilmente senza distinzioni di schieramenti». Infine Chieppa riconosce «l’impegno di settori governativi e di singoli parlamentari», come il sottosegretario alle comunicazioni Massimo Vari, il senatore Stefano De Lillo (Pdl) e le deputate Maria Luisa Capitanio Santolini (Udc) e Emilia Grazia De Biasi (Pd), che sono ora chiamati a «una continua attenzione nell’attuazione» della riforma.
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