sabato 7 maggio 2016
​La gioia dei genitori dopo tre anni di attesa. Ma la burocrazia italiana lascia fermi a Kinshasa ancora una cinquantina di piccoli senza un perché: i loro dossier sono stati sbloccati dal governo congolese ormai dai primi di marzo. (Viviana Daloiso)
Arrivano altri bambini dal Congo
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Una gioia insperata dopo tanta attesa. Dopo la rabbia e la disperazione. Stamattina un nuovo gruppo di bambini congolesi adottati da coppie italiane è arrivato all’aeroporto di Fiumicino: 15  figli che finalmente sprofondano nell’abbraccio di una mamma e di un papà, e nel calore di una casa. Si tratta del secondo “scaglione” dei 133 minori coinvolti nella moratoria delle adozioni internazionali decisa dalla Repubblica Democratica del Congo nel settembre 2013: i bimbi sono attesi ormai da tre anni dai loro genitori, qui in Italia. Il via libera alla loro uscita dal Paese è arrivato dalle autorità del Congo quasi due mesi fa ed è stato comunicato ufficialmente il 17 marzo dalla Commissione adozioni internazionali. Da allora un “buco nero” nella gestione della vicenda, con uno scontro aperto tra un folto gruppo di enti – che hanno chiesto trasparenza – e la presidente della Cai, Silvia Della Monica – che contro gli enti invece si è scagliata accusandoli di «scorrettezze e illegalità». Risultato: la partenza dei bimbi dal Congo, per ragioni mai spiegate, è stata rallentata e rimandata per settimane.Il primo spiraglio di luce è arrivato l’11 aprile scorso: sempre all’alba, con un volo tenuto nascosto sia agli enti sia alle famiglie («per tutelare la privacy dei bambini» ha spiegato la Cai ai genitori risentiti per essere stati avvertiti ore dopo l’arrivo dei figli di recarsi a Roma «di fretta»),  erano arrivati altri 51 bambini. Uno sbarco rocambolesco, col gruppo dirottato sulla Scuola di polizia dello Spinaceto. È lì che le famiglie sono state fatte arrivare alla spicciolata. Un bimbo s’è anche sentito male: troppo cibo sull’aereo, dopo tanto digiuno, e al loro arrivo mamma e papà l’hanno trovato che stava male. Primo viaggio insieme: al Pronto soccorso del Bambino Gesù.L’arrivo di oggi era stato invece ampiamente annunciato agli enti coinvolti dai referenti locali, così c’è stato il tempo per preparare psicologi e assistenti, pronti ad accompagnare grandi e piccoli in questo delicato momento di incontro. Che – come gli esperti di minori e adozioni sanno bene – merita tranquillità e gradualità, non corse in macchina e trasferimenti improvvisati.Tanta gioia lascia dietro di sé un’ombra: a Kinshasa, bloccati da una burocrazia, restano una cinquantina di bambini. Le loro famiglie, in Italia, aspettano ancora.
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