martedì 2 aprile 2013
COMMENTA E CONDIVIDI
​Un abito troppo stretto. Da togliere il fiato. E lenti sbagliate con cui guadare il mondo. Quel tailleur griffato e l’immancabile filo di perle sono chiusi nell’armadio ormai da sei anni, tanto «non mi servono più», dice. L’unico lusso che si è concessa da allora è stato cambiar vita. Questa, infatti, è la sua seconda chance. Ma anche quella di tante detenute pugliesi. Far rivivere, con la creatività, scampoli di tessuto da macero, per trasformarli in pezzi unici da vendere in internet. Non è solo intuito imprenditoriale quello di Luciana Delle Donne, ma un voltare pagina «dalla freddezza della finanza e dal grigiore di chi ragiona solo per obiettivi di carriera». Le sue mani si intrecciano ogni giorno con quelle di quindici detenute delle carceri di Lecce e Trani che, con lei, danno nuova vita agli scarti con la fantasia.Un bell’ufficio in un importante gruppo bancario, il traguardo di aver creato la prima banca online italiana, «sempre nuove sfide da vincere». E la strana sensazione di «essere dentro un gioco inutile, che faceva arricchire pochi». Poi un breve viaggio nelle favelas in Brasile, dove «ho capito – racconta oggi Luciana – che se volevo dare un senso alla mia esistenza non dovevo andare tanto lontano». Alla fine, nel 2007, la svolta: tornare a casa, in Puglia, con la voglia di «incidere nella vita di qualcuno, fare innovazione sociale e sentirmi viva». La scelta del luogo perfetto è stata quasi naturale, sorride, «la prigione è la casa degli invisibili, se volevo dare una seconda occasione a me e a qualcun altro dovevo cominciare da lì».Nella sua officina creativa con il brand Made in Carcere, trasmette l’arte del cucito, imparata da sua nonna, a donne «che oggi non vedono l’ora di venire al lavoro e di uscire da una cella due metri per due», a giovani che «pensavano di non saper far nulla e invece si scoprono artiste». Per loro un contratto a tempo indeterminato, l’impressione di vivere una vita normale in cella e «l’emozione di creare prodotti pratici, non suppellettili». Dalle imbottiture si ricavano presine, dai rotoli di lana sciarpe che si trasformano in copricapo, dai brandelli di sartoria le decorazioni per shopping bag. Come Luciana anche loro stanno imparando a «indossare gli occhiali giusti», per poi cambiare davvero esistenza una volta uscite di prigione. «Mi dicono che solo io la loro vita, il loro ossigeno – minimizza – ma sapessi quanto loro aiutano me...».Scavare nei cassetti dell’anima «è duro e faticoso», anche se della «vecchia me» Luciana ricorda poco e niente: «Mi sembra di essere rinata». Nulla è stato studiato a tavolino, tuttavia «il desiderio di dover aiutare gli altri – ammette semplicemente – mi dà gioia, ricchezza interiore. Mi fa stare bene, insomma. Tanto mi basta». La nuova energia per continuare, ora viene dalle parole di Papa Francesco, che rendono la frase scritta su un poster nella sartoria tra le sbarre ancora più carica di significato: «La nuova frontiera della ricchezza è dare e darsi». Le è venuta una sera, d’impulso. Aveva chiesto nelle sue preghiere al Signore di aiutarla ad aiutare. L’ennesimo inghippo quotidiano sembrava senza soluzione, ma poi «è spuntato dal nulla un buon samaritano a risolverlo – le si illuminano gli occhi –. Succede sempre così».A cambiare, però, non è stata solo Luciana. Ha visto ragazze ricominciare a scherzare dopo poche settimane di lavoro, gestire «molto meglio la rabbia che si ha quando si vive in gabbia – aggiunge – e tornare a sorridere dopo mesi di musi lunghi». Il problema, adesso, per la sua cooperativa sociale e per il progetto, è la sopravvivenza, ancora più in bilico se non hai alcun finanziamento pubblico. «Certi mesi si rinuncia al proprio stipendio – confessa – pur di darlo alle detenute, che più di me hanno bisogno di vedere i frutti del loro lavoro». La sua scommessa per il futuro, comunque, è continuare a utilizzare ago e filo per dare nuova vita a materiali di recupero, con la speranza di ricucire anche gli strappi di un’esistenza passata dietro le sbarre.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: