sabato 28 febbraio 2015
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Quasi in punta di piedi si affaccia sulle scene della Chiesa italiana il V Convegno ecclesiale, giusto quarant’anni dopo quello su «Evangelizzazione e promozione umana» (Roma, 1975) che segnò l’inizio dell’”avventura” delle grandi assise nazionali nelle quali tutte le componenti del popolo di Dio (e non soltanto i vescovi riuniti nella Conferenza episcopale) potevano confrontarsi con i grandi problemi della Chiesa. ”In punta di piedi”, si rilevava, perché – per la prima volta quasi in parallelo con i decennali convegni – tutta la Chiesa, con papa Francesco, sta riflettendo sulla famiglia e sulle serie e gravi problematiche che la travagliano. È indubbio il rischio che il secondo e conclusivo Sinodo dell’ottobre di quest’anno lasci un poco in ombra il Convegno ecclesiale convocato a Firenze il prossimo novembre. Sarebbe tuttavia un grave errore relegare in secondo piano il Convegno ecclesiale nazionale, e ciò per due ragioni, l’una non meno importante dell’altra: in primo luogo perché – secondo la giusta intuizione dei vescovi italiani – al fondamento delle problematiche, e talora della crisi, della famiglia, sta una generale e più profonda crisi dell’umano; in secondo luogo perché, se la Chiesa italiana, pur largamente rappresentata, è una componente relativamente piccola in un confronto a livello autenticamente mondiale, a Firenze essa sarà al centro e potrà distesamente riflettere su se stessa e sul suo rapporto con la postmodernità.  La Traccia che è stata preparata in vista di Firenze è ricca di spunti di riflessione e di interrogativi con i quali misurarsi; ma vi sarà spazio, nelle varie realtà locali, per questa sorta di “revisione di vita” della Chiesa italiana? La concomitanza con il Sinodo fa temere che risulti di fatto limitato lo spazio del confronto.  A evitare questo rischio vorremmo mettere in evidenza un aspetto del problema che potrebbe risultare non adeguatamente valutato, e cioè il ruolo dei laici. Al duplice Sinodo mondiale – che era e che rimane dei vescovi – i laici possono, inevitabilmente essere soltanto osservatori, per quanto autorevoli e qualificati. Al Convegno ecclesiale i laici saranno invece i protagonisti, anche perché la componente più corposa; né sono molto frequenti nella Chiesa italiana – nella persistente assenza di un organismo laicale rappresentativo delle varie componenti del popolo di Dio, e non soltanto del laicato organizzato – le occasioni di diretto confronto.  La Traccia, documento preparatorio apprestato in vista del convegno, è ricca di spunti di riflessione e getta le basi di un nuovo umanesimo, aperto al mondo e nello stesso tempo non immemore della Trascendenza. Ma è proprio questo legame fra adorazione e impegno nel mondo, fra preghiera e appassionata cura degli uomini, che si sta in parte smarrendo, anche in coloro che fanno parte attivamente della comunità cristiana.  Dietro questa tensione, che rischia di trasformarsi in separatezza, sta un problema, già affrontato nel lontano 1936 da Jacques Maritain: quello dell’umanesimo integrale, tema sul quale si sono confrontate le menti più lucide della cultura cattolica italiana della metà del Novecento. Che cosa hanno da dire, ancora oggi, quei “maestri del pensiero”, e quali sono le vie per costruire un nuovo umanesimo?
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