mercoledì 16 aprile 2014
​Laici e intellettuali: pratica retrogada, rischio schiavitù.
 di Daniele Zappalà
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​«L’inalienabilità della persona umana deve essere consacrata nel XXI secolo. Speriamo che il nostro Paese saprà restare fermo nel suo rifiuto della regressione catastrofica che rappresenterebbe la legalizzazione della maternità surrogata, trovando anzi il cammino di una battaglia realmente progressista, quello che vedrebbe la Francia impegnarsi in un’azione internazionale per l’abolizione di questa pratica retrograda». Nel novembre 2010, i firmatari francesi di questo testo, intitolato «Maternità surrogata: estensione del dominio dell’alienazione», paventano il ritorno della barbarie e lanciano una sorta di appello alla resistenza. In sostanza, sul cosiddetto "utero in affitto", l’argomentario del documento è lo stesso della Manif pour tous, la cordata associativa che l’anno scorso ha guidato i cortei chilometrici contro gli strappi sulla famiglia e la bioetica del governo socialista uscente di Jean-Marc Ayrault.
La lista dei 36 firmatari dell’analisi, tutti membri di un «gruppo di riflessione sulla maternità surrogata», appare oggi molto sorprendente. Si tratta infatti di una trentina fra i più importanti esponenti della sinistra francese, a cominciare da due ex premier socialisti, Michel Rocard e Lionel Jospin, quest’ultimo anche ex candidato all’Eliseo. E fra i trenta, nel quadro di un dibattito interno alla sinistra orchestrato dal pensatoio progressista Terra Nova, figura persino lo stesso Jean-Marc Ayrault, all’epoca capogruppo dei deputati socialisti all’Assemblea Nazionale, oltre all’attuale ministro dell’Istruzione, Benoit Hamon. Solo tre anni e mezzo fa, dunque, il gotha della sinistra francese sembrava tendenzialmente inorridito dalla maternità surrogata. Cos’è allora successo in seguito? In effetti, l’anno scorso, è stato il governo Ayrault a diramare una circolare per chiedere la trascrizione in Francia dei bambini nati all’estero sulla base di accordi di maternità surrogata. Un’iniziativa rivelatasi poi ben più che semplicemente azzardata. La Corte di Cassazione ha infatti dichiarato illegittime le stesse trascrizioni nei registri di stato civile.
Secondo diversi osservatori, il confronto fra le posizioni sulla maternità surrogata sventolate nel 2010 dalla gauche e l’apparente cambio di rotta dell’ultimo biennio illustra un autentico paradosso. In termini ideologici, la gauche non potrà mai sostenere fino in fondo una pratica che rischia sempre di tradursi in un asservimento del corpo della donna e nella mercificazione della vita. Ma sul piano politico, la scelta di aver posto l’anno scorso le nozze e le adozioni gay sotto gli auspici dell’"uguaglianza" pone oggi dilemmi non da poco. Riferendosi proprio a questa controversa applicazione del solenne principio d’uguaglianza, le coppie lesbiche reclamano già il «diritto alla fecondazione assistita», in modo da non risultare "discriminate" rispetto alle coppie eterosessuali. Ma i responsabili del Ps sanno bene che l’eventuale concessione di questo "diritto" attiverebbe subito nuove rivendicazioni da parte delle coppie maschili, sempre in nome dell’"uguaglianza". E solo il ricorso alla maternità surrogata, a questo punto del processo, potrebbe colmare il presunto "diritto" universale, per qualsiasi coppia, alla trasmissione del patrimonio genetico alla discendenza. In proposito, l’anno scorso, anche i cortei della Manif avevano sempre denunciato con forza questo "vicolo cieco".
Senza scendere nel merito della questione, l’Eliseo ha chiarito che non aprirà il cantiere di un’eventuale legalizzazione della maternità surrogata nel corso della legislatura. E la mossa, evidentemente, non è destinata solo a stemperare le critiche nell’opposizione di centrodestra. Il problema della maternità surrogata, in realtà, appare sempre più spesso come una bomba ad orologeria all’interno della gauche francese, dove si osservano già tutte le premesse di una diatriba fratricida. In Parlamento, le frange più radicali della sinistra sembrano ancora pronte all’azione. Non si escludono affatto proposte di legge o emendamenti a sorpresa d’iniziativa parlamentare. Nel frattempo, diversi intellettuali legati ai principi storici del progressismo socialista continuano a sbracciarsi per ribadire che la maternità surrogata sarebbe un orrore indegno della Francia.
Per il biologo Jacques Testart, "ateo e di sinistra", noto come padre scientifico del primo bambino francese in provetta e autore di numerosi saggi sulle questioni etiche, sarebbe un ritorno diretto alla «schiavitù». E sulla maternità surrogata come barbarie moderna dal volto umano ha scritto un libro e continua a dar battaglia pure la pensatrice Sylviane Agacinski, laica di sinistra doc, nota pure come moglie dell’ex premier Lionel Jospin: «Insisto sul carattere indecente di questa pratica che non dipende solo da chi la chiede, dato che non è questo il punto. Il punto è l’alienazione intrinseca che rappresenta per una donna di disfarsi della propria vita in carne ed ossa. Si dovrebbero dunque considerare le donne come mezzi di produzione di bambini?». Axel Kahn, celebre genetista ed ex rettore d’università, già candidato per il Ps, si esprime così in merito: «Sono totalmente, definitivamente, assolutamente, completamente, radicalmente opposto».
I sostenitori più accesi della maternità surrogata si sono invece raccolti attorno all’associazione Clara, che ha pubblicato su Internet i nomi dei "primi 2mila firmatari" di una petizione per la depenalizzazione. Fra questi, figurano personalità e intellettuali di orientamento libertario, come Aurelie Filippetti, ministro socialista della Cultura, il mediatico deputato verde Noel Mamère, la scrittrice Elisabeth Badinter, moglie dell’emblematico ex ministro della Giustizia dell’era Mitterrand che soppresse la pena di morte, la psicanalista Elisabeth Roudinesco. La petizione promuove il valore positivo di una gravidanza surrogata «praticata in condizioni chiare e sicure, altruiste, nel quadro della procreazione medica assistita, escludendo ogni mercificazione del corpo». Un’utopia? Peggio ancora: «cinismo», rispondono tanti intellettuali socialisti di pasta più tradizionale.
 
Dopo il naufragio elettorale socialista alle ultime amministrative e la conseguente caduta del governo Ayrault, non è ancora chiaro se la "fase due" dell’era Hollande e il nuovo esecutivo guidato da Manuel Valls potranno e vorranno porre solidi argini contro l’«estensione del dominio dell’alienazione», per riprendere l’espressione dei 36 firmatari del 2010. Ma in ogni caso, in termini di coerenza sulle questioni etiche, la gauche potrà difficilmente presentarsi come un modello credibile per le altre sinistre europee, senza aver prima chiarito davanti a uno specchio i propri dilemmi.
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