martedì 25 agosto 2015
Oltre 250 consacrate da tute le diocesi italiane si ritrovano a Venegono da giovedì per l'incontro nazionale. Si parte da san Girolamo: «L'ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo».
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«L’ignoranza delle Scritture, infatti, è ignoranza di Cristo». E se ciò è vero per tutti i cristiani, quanto più per coloro che abbracciano la vita di speciale consacrazione! Per questo motivo la celebre espressione di san Girolamo è stata scelta come tema dell’incontro nazionale dell’Ordo Virginum delle diocesi italiane, in programma da giovedì a domenica presso il Seminario arcivescovile di Milano, a Venegono Inferiore.  Questo carisma, che affonda le sue radici nei primi secoli del cristianesimo e al tempo stesso rispecchia la ventata di novità del Concilio Vaticano II, si caratterizza per la sponsalità con Cristo e la diocesanità, espressamente richiamate dal canone 604 del Codice di diritto canonico e dalla recente nota pastorale della Cei, nonché dalla presenza profetica nel mondo, nell’ordinarietà di una vita intessuta di lavoro, impegni sociali ed ecclesiali.  La strada per il cielo, infatti, passa per la terra e la bussola non può che essere la Scrittura.  «La Parola di Dio è un tesoro consegnato ai credenti e ci rivela la passione di Dio per noi», ricorda la biblista Rosalba Manes, consacrata della diocesi di San Severo, «come Gesù, assumendo la debolezza umana, si è fatto simile agli uomini, così la Parola di Dio, espressa con lingue umane, si è fatta simile al parlare dell’uomo. Nella Parola di Dio sperimentiamo un prodigio: Dio ha adattato il suo parlare a noi e in essa ci fa conoscere la sua natura tenera e misericordiosa e il suo agire salvifico e ci permette di farne continuamente esperienza».  Il confronto con la Parola non è riservato solo alle grandi occasioni, ma alle scelte concrete di ogni giorno, come sottolinea Maddalena Mazzeschi, consacrata dell’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve e imprenditrice: «I passi del Vangelo sono il filo conduttore della mia vita quotidiana. Quando c’è da decidere cosa fare o come farlo il primo pensiero è a quale parola del Vangelo risponde il momento che sto vivendo e, quindi, cerco di conformare le mie scelte su di essa. Questo metodo, che seguo da quando avevo 14 anni, è diventato ormai automatico: ciò non vuol dire che sempre ci riesca, ma il desiderio è questo». E Rosella Bressani, consacrata della diocesi di Pavia e dipendente pubblica, conferma: «L’ascolto della Parola è fondamentale innanzitutto per la mia vita di battezzata. È la luce che mi indica la strada e mi permette di proseguire senza sconfinare. È ciò che mi permette di rinnovare il mio sì ogni giorno e rimanere fedele alla mia vocazione». E nelle inevitabili difficoltà del cammino, la Scrittura diventa ancor più la roccia a cui aggrapparci, come evidenzia Evelina Monteleone, ragioniera e consacrata della diocesi di Mazara del Vallo: «La Parola di Dio è, insieme all’Eucaristia, nutrimento fondamentale per la mia esistenza. Partecipo alla Messa tutte le mattine prima di andare al lavoro: è una necessità per il mio cuore. Spesso gli esseri umani ci deludono, ma la Parola rimane il punto di forza dal quale ripartire con lo sguardo fisso su Gesù». Ogni relazione si nutre di gesti e parole ed è così anche il rapporto con il Signore, come sottolinea Maria Antonietta Nieddu, insegnante in pensione e vergine consacrata della diocesi di Nuoro: «La preghiera è il ritmo che scandisce la mia relazione d’amore: è accoglienza festosa dello Sposo che mi viene incontro, ascolto amoroso della Sua Parola, dialogo incessante per una conoscenza sempre più profonda dell’Amato, che diventa tenerezza verso i fratelli». In fondo, per chi desidera avere «gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù», come raccomanda san Paolo ai Filippesi (2,5), la ricetta è la familiarità con la sua Parola.

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