martedì 6 gennaio 2015
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Non sorprende che la visione profetica di papa Francesco sulla società e sulla Chiesa, che deriva da un annuncio semplice ed essenziale del Vangelo ai nostri tempi, susciti più di qualche disappunto, alimenti non solo approvazioni ed entusiasmi ma anche resistenze e critiche, confonda i piani di quanti coltivano progetti di dominio e di sopraffazione. Non saranno, perciò, articoli scritti su 'richiesta' come quello comparso sul 'Corriere della Sera' a firma di Vittorio Messori, alla vigilia dello scorso Natale a fermare la profonda azione di rinnovamento messa in atto da papa Francesco.  Non è lontano il tempo in cui il veleno del dubbio costruito ad arte e della divisione finirà per ritorcersi contro chi lo sparge con espressioni alla fin fine sprezzanti verso il 'cattolico medio' che alcuni tentano di usare nella polemica contro il Papa. Perché se c’è qualcuno che si prodiga per abituare le masse 'a fare a meno di pensare in proprio', questi sono proprio quelle élites che ordiscono attacchi all’attuale pontefice, pensando di poter contenere i temi pressanti della giustizia sociale e della pace con grandi dosi di menzogne, dividendo i credenti, manipolando l’opinione pubblica secondo gli interessi dell’establishment economico e finanziario internazionale. Rispetto a ciò papa Francesco sta operando una profonda cesura, sia nella Chiesa che nella sfera civile e delle relazioni internazionali. Il suo messaggio è: ripartire dall’uomo, immagine di Dio, non dal denaro, reso dio dall’uomo. E i tempi che stiamo vivendo in qualche modo agevolano questo compito.  L’idolatria del denaro, infatti, ha provocato una crisi economica di dimensioni epocali, facendo aumentare la disuguaglianza e la povertà. Una società incapace di riscoprire la presenza dei poveri è una società che marcia verso la sua disgregazione, che prepara conflitti sempre più difficili da gestire in una cornice di democrazia. Di questo ci avverte papa Francesco. E questo costituisce anche la misura della riforma della Chiesa, a partire dai suoi vertici, che egli ha annunciato e che intende portare a compimento, secondo un programma pastorale presentato organicamente nell’Evangelii Gaudium.  La forza di questo progetto è nel seme che getta nella storia, come ci dice papa Bergoglio nella stessa enciclica: «Si tratta di privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici. Senza ansietà, però con convinzioni chiare e tenaci» (§ 223).  Convinzioni che evidentemente generano nervosismo e fastidio in taluni ambienti, ma alle quali non appare opportuno rispondere solo con le parole, ma con le opere, con l’esempio della vita. Altrimenti facciamo come quelli, indicati dal Papa nell’Angelus del 4 gennaio a proposito dell’impegno della pace: ne parliamo tanto, ma spesso «scegliamo il silenzio complice, oppure non facciamo nulla di concreto per costruire la pace». L’auspicio che si può formulare invece, è che dal magistero di papa Francesco i laici cattolici sappiano trovare delle ragioni per dare avvio ad un nuovo protagonismo sociale e politico che abbia come priorità la giustizia sociale e la pace, vivendo prima di tutto nelle nostre comunità cristiane e nell’ambito sociale e civile il messaggio di fraternità e di pace del Vangelo. *Presidente nazionale delle Acli
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