Vita

GERMANIA. I vescovi tedeschi: dopo lo stupro solo farmaci non abortivi

Emanuela Vinai venerdì 22 febbraio 2013
Il documento reso noto ieri dalla Conferenza episcopale tedesca al termine della sua assemblea a Treviri non autorizza l’uso della pillola del giorno dopo ma solo di quei farmaci che non provocano l’aborto. Nel documento l’assemblea dei vescovi ha ribadito, facendone uno specifico punto all’ordine del giorno, che negli ospedali cattolici le donne vittime di uno stupro possono contare su doverosa assistenza medica, umana, psicologica e spirituale. Nell’ambito dell’assistenza medica è prevista la possibilità di somministrare un contraccettivo di emergenza che abbia un effetto preventivo ma non abortivo. È stato il cardinale Karl Lehmann, arcivescovo di Magonza, in qualità di presidente della Commissione dottrinale, a delineare sulla base delle conoscenze scientifiche circa la disponibilità di nuovi farmaci la valutazione morale della cosiddetta «pillola del giorno dopo». Dando la priorità all’accoglienza della donna che ha subìto violenza, resta il giudizio di illiceità morale delle pillole che provocano la morte dell’embrione. Non solo: i vescovi ribadiscono che il farmaco somministrato non deve essere usato come un mezzo anticoncezionale o di pianificazione familiare. La Conferenza episcopale tedesca è convinta che nelle strutture sanitarie cattoliche di proprietà delle diocesi ogni decisione relativa a un trattamento efficace sia fatta sulla base dei requisiti morali e teologici di riferimento, fermo restando il rispetto della volontà e decisione della donna. Da ultimo, l’assemblea riconosce la necessità di approfondire la tematica ed effettuare le necessarie distinzioni grazie al confronto con medici, esperti e donne. Il pronunciamento nasce dal doloroso caso di stupro avvenuto lo scorso dicembre ai danni di una ragazza di Colonia. A seguito della violenza la donna si era recata in due ospedali cattolici, che fanno capo alla diocesi di Colonia, per chiedere la pillola del giorno dopo, che le era stata rifiutata. La vicenda è stata resa pubblica sui media tedeschi solo un mese dopo, aprendo un acceso dibattito in Germania. Malgrado una fortissima pressione mediatica, l’arcivescovo di Colonia, il cardinale Joachim Meisner, aveva deciso di riflettere e documentarsi per un mese intervenendo poi il 31 gennaio con un comunicato stampa nel quale si affermava quanto ribadito nel documento di ieri: ossia che un ospedale cattolico deve garantire assistenza a una donna che abbia subito una violenza sessuale e che, all’interno del sostegno umano e psicologico, è necessario offrire anche le diverse possibilità di scelta, riservandosi di rifiutare di fornire le procedure non compatibili con la morale cattolica e indicando un’altra struttura cui rivolgersi.Relativamente alla pillola del giorno dopo, al centro del caso, il cardinale Meisner aveva operato una distinzione sui princìpi attivi dei diversi farmaci oggi disponibili, affermando chiaramente che sono inaccettabili sia i farmaci che uccidono l’embrione sia quelli che ne impediscono l’annidamento, effetto equivalente a un aborto precoce. Sempre riferendosi al solo caso di una donna vittima di violenza sessuale, è invece considerato in linea di massima accettabile il principio attivo che si limiti a impedire la fecondazione perché non si è ancora in presenza di una nuova vita e non c’è azione dannosa dell’embrione. In questo senso, concludeva Meisner (e ha confermato ieri l’assemblea), anche un ospedale cattolico potrebbe somministrare il prodotto contraccettivo sebbene esclusivamente in questo specifico contesto, e cioè di una violenza sessuale appena consumata. Il cardinale e la Conferenza episcopale tedesca subordinano l’uso del farmaco alla conoscenza del principio che la rende efficace: qualora abbia azione esclusivamente contraccettiva e preventiva, anche gli ospedali cattolici potrebbero somministrarla in situazioni estreme quali quella verificatasi a Colonia.