Vita

Il fatto. Utero in affitto e Consiglio d'Europa, terzo round

Francesco Ognibene giovedì 2 giugno 2016
Utero in affitto & Consiglio d’Europa, terzo round. Oggi a Parigi la «Commissione per gli affari sociali, la salute e lo sviluppo sostenibile» si occupa ancora una volta di maternità surrogata, con il discusso Rapporto De Sutter ancora in gioco malgrado la prima bocciatura il 15 marzo con due soli voti di margine e un secondo stop il 20 aprile dopo un goffo tentativo della senatrice belga che l’ha redatto di rimetterlo in carreggiata sotto mentite spoglie. Una strategia non ancora del tutto abbandonata, a quanto si apprende. Il colpo di scena dell’ultima ora infatti è la scomparsa dall’ordine del giorno della seduta di oggi del Rapporto che nella sua prima stesura – quella bocciata a sorpresa – chiedeva ai 47 Stati membri del Consiglio di normare la «gestazione per altri» in modo – si dice – da sottrarla al mercato clandestino e legalizzarla sotto il controllo dello Stato, a condizione che non sia "commerciale". Una storia già vista. Petra De Sutter – ginecologa 52enne, ecologista, tansgender, responsabile del Dipartimento di medicina della riproduzione di Gent, tra i quattro ospedali belgi dove si pratica la surrogazione di maternità – ha infatti già proposto un mese e mezzo fa una nuova versione del Rapporto affidatole incautamente (o deliberatamente) dal Consiglio d’Europa, tra le proteste di parlamentari e associazioni che gridavano al conflitto d’interessi. La nuova edizione insisteva sulla necessità di occuparsi dello statuto giuridico e sociale dei figli delle gravidanze a pagamento, spostando dunque l’attenzione rispetto al vero problema che è la sostanziale tolleranza oggi verso un fenomeno aberrante. Una tendenza che si osserva anche in Italia con le ripetute sentenze assolutorie per le coppie che magicamente tornano col figlio in braccio da Paesi dove l’utero in affitto è legale. Il secondo altolà della Commissione per gli affari sociali non sembra aver scoraggiato De Sutter e chi la sostiene: la scomparsa del Rapporto dall’ordine dei lavori di oggi a Parigi potrebbe infatti nascondere l’intento di chiedere una proroga dei tempi per la stesura di un’altra versione del testo, prendendo a pretesto il fatto che la prima bocciatura arrivò per un’incollatura e che con la Commissione così divisa non sarebbe possibile prendere posizione. Singolare concezione della democrazia: se si perde, si chiede di rigiocare la partita, finché non si porta a casa l’obiettivo. Che in questo caso è il via libera della Commissione indispensabile per far passare all’assemblea plenaria del Consiglio d’Europa un testo nel quale, con l’alibi del destino di bambini già nati, si eviti di vedere come sono stati fatti nascere. Obiettivo prioritario per il fronte che si fa scudo del lavoro di De Sutter è però scongiurare che dalla Commissione esca un esito di tutt’altro segno, ovvero il mandato all’assemblea per un’iniziativa internazionale che metta al bando la surrogazione di maternità. È infatti proprio a questo obiettivo che punta senza mezze misure la petizione internazionale e trasversale «No maternity traffic», che grazie alle 110mila firme di cittadini europei (è ancora possibile sottoscriverla online: www.nomaternitytraffic.eu) si è imposta all’attenzione dei 45 commissari convocati oggi a Parigi, parlando apertamente di «traffico di esseri umani». «La esamineremo cercando di fermare la strategia di chi vuole legalizzare la maternità surrogata – spiega la deputata italiana Eleonora Cimbro (Pd), tra le protagoniste della battaglia –. L’ipotesi più inquietante è la dilazione dei tempi: il mandato di due anni concesso a De Sutter scade il 3 ottobre, ma è prassi che in presenza della necessità di approfondire una materia venga concessa la proroga di un anno. Se venisse avanzata questa proposta, e i numeri della Commissione lo consentissero, chiederemmo di metterla ai voti oppure di attendere il verdetto della Commissione per il regolamento che è stata attivata per capire se l’iter seguito rispetta le regole del Consiglio». Un altro voto negativo oggi o la decadenza di De Sutter in autunno comporterebbero la necessità di stendere un nuovo Rapporto, di segno opposto a quello che si sta tentando di far digerire. La pattuglia italiana a Parigi (oltre a Cimbro, anche Giuseppe Galati, ex Pdl e ora del gruppo misto, Adele Gambaro, di Ala, e Maria Teresa Bertuzzi, del Pd), compatta sul no al Rapporto, deve però guardarsi le spalle: a Roma il 7 giugno Giovanna Martelli, deputato di Sel, organizza un convegno dal titolo significativo: «Gestazione per altri: tra proibizionismo e libertà contrattuale. Quale approccio legislativo per il futuro?». Come dire: se ne può parlare.