Vita

In Parlamento. Unioni civili, muro contro muro

Angelo Picariello mercoledì 16 settembre 2015
Sulle unioni civili è di nuovo muro contro muro. In commissione Giustizia al Senato torna l’asse Pd-M5S che aveva portato all’adozione del ddl Cirinnà testo-base. Nella lunga seduta no stop, protrattasi fino a tarda notte, non decolla la mediazione che sembrava aperta dalla nuova formulazione della premessa che parla ora di «specifica formazione sociale », distinta dal matrimonio. Molti gli emendamenti neanche presi in considerazione e di quelli messi in discussione non uno è stato approvato. Il più significativo, ieri, è stato il 'no' a una proposta di Lucio Malan e Giacomo Caliendo di Forza Italia (con la convergenza dei senatori del Ncd Giovanardi, Sacconi e Albertini) sulla quale era parso potersi aprire uno spiraglio attraverso un temporaneo accantonamento. La proposta, per dare sostanza alla scelta adottata in premessa, proponeva una procedura diversa dal matrimonio che si sarebbe sostanziata in una dichiarazione anagrafica al comune di residenza, in luogo della cerimonia davanti a due testimoni. «Invece vogliono proprio le nozze gay», dice Malan. «A questo punto - spiega - se anche passassero le richieste del Ncd, e ne dubito, ossia il no all’adozione e alla reversibilità, con questa assimilazione al matrimonio che si va configurando sarà facile ottenere la piena equiparazione per via giurisprudenziale, come insegnano le esperienze degli altri Paesi».  Anche Giovanardi ci crede poco, ma - come capogruppo Ncd - tiene aperta la trattativa. «Se tolgono l’utero in affitto, le adozioni e la reversibilità chiudiamo in due giorni», è la sua offerta per interrompere l’ostruzionismo in presenza di più di un migliaio di emendamenti ancora da esaminare. «Se si va avanti così - dice il presidente della Commissione Nitto Palma, di Forza Italia - la vedo difficile andare in aula prima del 15 ottobre», prima cioè della sessione di bilancio.  L’alternativa sarebbe un approdo in aula 'senza rete', cioè senza ultimare la discussione in commissione, e senza relatore, ipotesi che Monica Cirinnà a giorni alterni continua a paventare. Ma chi dovrebbe imporre l’accelerazione per ora rinuncia a farlo: il governo continua a rimettersi al dibattito parlamentare rinunciando a esprimere parere in commissione: «Non ci siamo chiamati fuori, ma non tocca a noi sollecitare un disegno di legge parlamentare», dice il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri. Il M5S spinge. «Basta con le farneticazioni di Fi e Ncd», scrivono i senatori pentastellati. Ma la partita sembra ancora aperta.