Vita

LA STORIA. Una casa per Cristina, che “dorme” da 35 anni

Caterina Dall’Olio sabato 9 febbraio 2013
​A casa Magrini l’ora di cena arriva presto. Romano alle sei comincia a cucinare con diligenza. Verdure cotte al microonde e pastina piccola, quella dei bambini. «Di solito faccio gli spaghetti - spiega- , poi, quando è pronto, frullo tutto e do da mangiare a Cristina. La nutrizione con la Pec o con il sondino non mi ha mai convinto». Da trentadue anni Romano Magrini ripete questo rituale della cena, da quando la figlia Cristina, all’età di quindici anni, è stata investita da una macchina sulle strisce pedonali. Sentenza immediata e terribile: Cristina è in stato vegetativo persistente. I tentativi per risvegliarla sono andati avanti per lunghi anni. Romano e la moglie Franca, morta nel ’92 stroncata da un tumore, non si sono dati per vinti: «L’abbiamo portata dappertutto, perfino in America, per cercare di farla risvegliare. Benefici nostra figlia ne ha avuti, ma purtroppo non si è mai risvegliata». Oggi Cristina ha quarantasette anni. Occhi aperti ma ciechi, testa leggermente inclinata da un lato, mano destra contratta che muove ritmicamente a destra e a sinistra. Ha il respiro un po’ affannato: «Si vede che ha preso freddo – dice papà Romano – sente come tossisce? Non posso lasciarla sola per molto perché può andare in crisi respiratoria. Quando non ci sono io c’è la signora che viene a darmi una mano per le faccende di casa, o altre persone vicine che le vogliono molto bene. Ogni giornata è molto impegnativa: i miei 81 anni cominciano a farsi sentire». Giorno e notte con Cristina si confondono: di notte non si dorme con continuità, ci si deve svegliare per controllare se respira bene o per girarla. Bisogna lavarla, vestirla, alzarla per evitare che le vengano le piaghe da decubito e cambiarle spesso posizione. E poi non si può fare a meno di accarezzarla e di coccolarla: Romano lo fa istintivamente, con continuità, senza staccarle mai gli occhi di dosso: «A Cristina le carezze piacciono moltissimo, vede? Si tranquillizza subito e non si lamenta più». È vero. A Cristina piacciono le coccole. «E poi le piace la cioccolata – continua Romano – , anche se non dovrebbe mangiarla, i dolci e il gelato... Non parliamo del gelato, ne è ghiottissima». Romano vive per la figlia e non si lamenta della vita che conduce: ha Cristina e si sente utile. Da qualche mese abitano insieme a Villa Pallavicini dove, grazie all’impegno dell’Associazione «Insieme per Cristina onlus», Romano ha finalmente risolto il problema del «dopo di noi», ovvero di chi si prenderà cura di Cristina quando lui verrà a mancare. «La mia speranza – dice Romano – è che qui mia figlia possa avere un futuro anche senza di me. E per questo devo ringraziare la Chiesa, lo dico da non credente, l’unica che ha aperto la porta quando ho bussato». Cristina è la persona più avanti in età in stato vegetativo in tutta Europa. Ma come lei in Italia ce ne sono altri. «Il nostro obiettivo – spiega Gianluigi Poggi, presidente di “Insieme per Cristina Onlus” – è supportare tante altre famiglie come quella Magrini». Quello del «dopo di noi» non è l’unico problema. «Il più impellente – dice ancora Poggi – è l’assistenza quotidiana. Esiste un accordo Stato-Regioni dedicato a questi casi che prevede una responsabilità anche degli enti locali nell’accudimento di persone in stato vegetativo. Ma siamo ancora lontani dalla sua applicazione».