Vita

Raccolta firme. «No alla chiusura dei Tribunali dei minorenni»

Luciano Moia sabato 18 marzo 2017

Dopo la raccolta di firme lanciata lo scorso anno dal Cnca della Lombardia per fermare la legge, già approvata alla Camera e ora al Senato, che punta all’abolizione dei Tribunali dei minorenni, arriva un’iniziativa analoga varata dall’Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e per la famiglia (Aimmf). Obiettivo identico, salvare i Tribunali dalla scure del governo. La raccolta di firme targata Cnca ha già superato quota 30mila firme e continua a vedere nuovi sottoscrittori. Quella promossa dal presidente dell’Aimmf, Francesco Micela, che è anche presidente del Tribunale dei minorenni di Palermo, ha raccolto oltre 400 firme in quattro giorni.


Chiarissimo, e del tutto condivisibile il messaggio. Smantellare la giustizia minorile sarebbe un gravissimo errore. Si perderebbero competenze che sono al servizio dei ragazzi e delle famiglie più fragili senza sostituire questi presidi di giustizia con nulla di altrettanto efficace. “In questo momento storico – scrive il presidente Micela nell’appello Aimmf – i bambini e gli adolescenti sono i primi a pagare le conseguenze drammatiche che derivano dalla crisi economica, dall’immigrazione e dai tagli alla spesa pubblica negli enti locali: un numero sempre maggiore di loro, come risulta da tutte le rilevazioni statistiche, vive ormai in condizioni drammatiche, specialmente in alcune aree del Paese”.


In questo quadro, che non di rado raggiunge profili di vera e propria emergenza, “il ruolo dei tribunali e delle procure minorili, uffici specializzati e autonomi – prosegue il documento – è fondamentale sia negli interventi di protezione dei bambini e adolescenti, vittime in diversa misura, di incurie, maltrattamenti e abusi, sia nel settore penale, nel quale il processo è caratterizzato, fin dal primo momento, da finalità educative dirette al recupero sociale dell’imputato minorenne”.


Evidenze che la legge in discussione alla commissione Giustizia del Senato, ha deciso di non prendere in minima considerazione. Com’è noto il disegno di legge sulla riforma del processo civile, delega al governo l’abolizione dei Tribunali dei minorenni per accorparli al Tribunali ordinari. Al loro posto verrebbero creati “sezioni distrettuali” (per quanto riguarda i tribunali) e “gruppi specializzati” (al posto delle procure minorili). Ma queste nuove strutture non solo rappresenterebbero un declassamento, ma sarebbero prive dell’autonomia organizzativa e della rappresentanza esterna nei confronti degli enti locali e dei servizi socio-sanitari. Inevitabile, accanto al venir meno di quel profilo di alta specializzazione che caratterizza da sempre i Tribunali per i minorenni, anche la perdita di risorse oggi destinate alla giustizia minorile.


Visto che l’obiettivo del governo è innanzi tutto il risparmio economico, i fondi finirebbero per essere gestiti dalla giustizia ordinaria e verrebbero impiegati con altre logiche, per esempio l’emergenza rappresentata dallo smaltimento dei processi ordinari.

“Ancora più gravi – prosegue l’appello dei magistrati per la famiglia – le trasformazioni previste per le procure minorili – destinatarie ogni anno di decine di migliaia di segnalazione dei servizi, delle forze dell’ordine, degli ospedali, delle scuole, delle associazioni di volontariato e di semplici cittadini – perché “nei gruppi specializzati” non verrebbe garantita nemmeno l’esclusività delle funzioni dei magistrati che – in aggiunta alla tutela dei bambini e degli adolescenti – dovrebbero svolgere anche funzioni penali ordinarie, in processi contro adulti ispirati a una logica inquirente del tutto diverse nelle finalità e nell’approccio”. Ecco perché la soppressione dei tribunali per i minorenni va fermata. “La tutela dell’infanzia e dell’adolescenza - conclude Francesco Micela – è strategica per il futuro del Paese”. E un settore così complesso e importante della giurisdizione, che ha quasi un secolo di vita, non può essere liquidato frettolosamente con una legge che immagina per sostituirlo strutture tutte da inventare e probabilmente inadeguate.


Tra i 400 firmatari dell’appello, politicamente trasversale, tanti addetti ai lavori, magistrati, avvocati, giuristi (tra gli altri Luciano Eusebi, Gherardo Colombo, Valerio Onida, Armando Spataro, Luciano Violante, Gustavo Zagrebelsky, Livia Pomodoro, Giuliano Pisapia), ma anche sindaci (Giuseppe Sala, Chiara Appendino, Luigi de Magistris, Leoluca Orlando, Antonio De Caro, Massimo Zedda), sacerdoti impegnati con i minori (don Gino Rigoldi, don Luigi Ciotti, don Antonio Mazzi, don Domenico Ricca, don Virginio Colmegna), docenti universitari e uomini di cultura (Mauro Magatti, Massimo Recalcati, Chiara Saraceno, Rosa Rosnati, Vito Mancuso, Chiara Gamberale, Lella Costa, Nando Dalla Chiesa, ecc).