Vita

DIFESA DELLA VITA. Strasburgo, stop (per ora) alle lobby «pro-aborto»

Pier Luigi Fornari mercoledì 23 ottobre 2013

Al termine di una accesissima battaglia procedurale il Parlamento europeo ha deciso ieri di rinviare in commissione una risoluzione ideologicamente indirizzata a tutelare la salute e i diritti sessuali e riproduttivi, che in realtà voleva l’affermazione nella Ue dell’aborto come un diritto umano fondamentale, e la condanna dell’obiezione di coscienza del personale sanitario. La scelta del riesame è passata con 351 voti a favore, 319 contrari e 18 astenuti. La socialista greca Anni Podimata, a cui toccava presiedere l’assemblea di Strasburgo durante la votazione, ha cercato di opporsi in vari modi alla domanda di riesame avanzata dal britannico Ashley Fox del gruppo dei conservatori e riformisti europei. A dimostrare la forte contrarietà a quel testo di una parte degli eurodeputati erano state infatti presentate ben 71 richieste di voto per parti separate e anche una risoluzione alternativa. In un primo momento la Podimata ha insistito per andare al voto sul documento della collega di gruppo Edite Estrela, portoghese, ma poi ha dovuto cedere sotto l’insistenza degli interventi a favore del congelamento di fatto del testo. Molti decisi contro la bozza di risoluzione l’italiano Sergio Silvestris del Ppe, l’indipendente francese Bruno Gollnish e il conservatore britannico Martin Callanan. Uno scroscio di applausi ha accolto la richiesta di una democratica decisione dell’assemblea sulla via da seguire, avanzata dal popolare Elmar Brok, che pure si è detto personalmente favorevole a continuare a votare sulla risoluzione. Un richiamo che un’ora dopo il conferimento del premio Sakharov alla birmana Aung San Suu Kyi non poteva cadere inascoltato, anche perché il premio Nobel ha richiamato nel suo discorso il diritto a nascere. E così la vicepresidente Podimata, che aveva fatto già fatto votare il primo emendamento, ha optato per indire una votazione ad appello nominale sulla richiesta di rinvio alla Commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere, che aveva varato la bozza. Il disappunto per l’esito del voto della relatrice è stato visibilissimo. Ma altrettanto percettibile è stato il fastidio con cui l’assemblea ha commentato l’accusa lanciata dalla inviperita Estrela all’Europarlamento di non essere degno dei suoi elettori.Così l’assemblea di Strasburgo avrà tempo per meditare un po’ di più il documento, anche se naturalmente il suo esame riparte decisamente svantaggiato in quella Commissione che l’ha varato. L’esito del voto, secondo la Federazione europea delle associazioni familiari (Fafce), dimostra che la questione in gioco è tutt’altro che ininfluente.La Fafce aveva lanciato l’allarme sul fatto che la risoluzione – tra i molti altri obiettivi più che discutibili – promuoveva indirettamente la masturbazione fin dai primissimi anni d’età come metodo di educazione sessuale. La risoluzione, inoltre, puntava a una campagna di opinione per diffondere una «opinione positiva» sulla omosessualità. In contrapposizione alla spaccatura registrata dall’Europarlamento, l’associazionismo familiare europeo richiama l’attenzione, sul milione e 400mila firme raccolte tra i cittadini del vecchio continente in favore della dignità giuridica e la tutela dell’embrione. «Il lavoro da compiere in Europa per difendere la vita è davvero grande – commenta il presidente del Movimento per la vita, Carlo Casini – ma con il rinvio in commissione il Parlamento europeo ha detto che è ora di finirla con il metodo obliquo, arrogante, sostanzialmente ingannevole e scorretto sulle questioni bioetiche».

Da registrare comunque che lunedì sera, in discussione generale sulla risoluzione, il commissario Neven Mimica, nonostante le concessioni ad alcuni principi rivendicati della risoluzione, aveva ribadito in rappresentanza dell’esecutivo europeo che l’esecutivo di Bruxelles, non promuove la legalizzazione dell’aborto, in quanto è questione che rientra nelle decisioni degli Stati membri. Dure critiche alla risoluzione erano state espresse dal leghista Claudio Morganti, in particolare in merito alla condanna dell’obiezione di coscienza dei medici. Con la relazione Estrela il Parlamento europeo potrà tornare a riflettere su un tema molto delicato, «affrontato in maniera non corretta» dalla Estrela, commenta la popolare Erminia Mazzoni. «Il nostro voto come gruppo Ppe – aggiunge l’europarlamentare – è stato contrario. Una posizione che abbiamo rafforzato davanti alla determinazione con la quale sono stati respinti tutti i nostri emendamenti».