Vita

Lo scrittore. «Sono tetraplegico»: Hanif Kureishi e il diario su Twitter dall'ospedale

Eugenio Giannetta giovedì 2 febbraio 2023

Hanif Kureishi

Qualche anno fa il Premio Pulitzer Jennifer Egan scrisse Scatola nera, un esperimento letterario sotto forma di spy story nata per essere pubblicata su Twitter e scandita in porzioni di testo da 140 caratteri, aprendo così a una riflessione sul rapporto fra tecnologia e sfera emotiva. Oggi quell’esperimento torna in una nuova forma nelle parole di Hanif Kureishi, scrittore anglo-pakistano di 68 anni: la forma è quella di un diario e la motivazione un incidente che risale al 26 dicembre scorso, a Roma. In seguito a un mancamento di cui ancora non si conoscono le cause, Kureishi sviene in casa e cadendo subisce una lesione spinale in seguito alla quale rimane tetraplegico. Viene ricoverato al Policlinico Gemelli e in seguito a un’operazione è trasferito alla Fondazione Santa Lucia, centro di riabilitazione romano dove da un paio di settimane inizia a vedere qualche risultato nella sensibilità degli arti. In questa storia non c’è solo la persona ma lo scrittore, che con un moto spontaneo decide di iniziare a comunicare la sua condizione tramite Twitter, con l’aiuto della compagna Isabella D’Amico. Così inizia il 6 gennaio, dettando la terribile sensazione di non trovare più coordinamento tra ciò che era rimasto della sua mente e del suo corpo: «Al momento – detta su Twitter – non è chiaro se sarò mai in grado di camminare di nuovo o di tenere in mano una penna». Poi cambia la sua biografia su Twitter, aggiungendo a “scrittore” la dicitura: «Dispacci dal mio letto d’ospedale». In pochi giorni i tweet diventano sempre più frequenti, così come i messaggi di solidarietà ricevuti. E oltre a diventare un “caso” letterario i suoi pensieri diventano insieme anche un messaggio di speranza per chi si trova in condizioni simili, bloccato in un letto d’ospedale. Giorno dopo giorno, i tweet diventano thread e finiscono anche su Substack, piattaforma di newsletter che aiuta a raccogliere tutta questa scrittura in tempo reale sulla malattia e a dare ulteriore forma ai ricordi, alle riflessioni sull’arte e a quelle sul pensiero di dipendere da altre persone, così come alla gratitudine per medici e infermieri. Kureishi parla dello «scrivere con una voce più libera le parole che in qualche modo si erano bloccate o inceppate». Infine dice che «la collaborazione è ovviamente l’essenza della maggior parte delle forme d’arte», e la comunità che si è creata attorno a questo suo processo di scrittura, così come la vicinanza e complicità della sua compagna nell’aiutarlo a riportare i suoi messaggi al mondo, in qualche modo danno conferma di questa affermazione.