Vita

La testimonianza. «Solo un'ora con la nostra piccola Chiara, ma ha cambiato tutto»

Veronica Fornino giovedì 26 maggio 2022

Quella che segue è la testimonianza diretta di una mamma che ha deciso insieme al marito di portare a termine la gravidanza della quale i medici raccomandavano l’interruzione per la patologia diagnosticata alla bambina, grave a tal punto da rendere la piccola «incompatibile con la vita». Scritta grazie all’amicizia di Marina Casini, che ha preso molto a cuore la vicenda, questa storia ci porta la voce di una mamma e della sua bambina che hanno dato corpo a «un’esperienza bellissima, nonostante il dolore», come spiega la presidente del Movimento per la Vita.

Il 22 aprile è nata la nostra dolcissima Chiara, che è rimasta con noi solo un’ora. Ma quei 60 minuti sono stati pieni di infinita ricchezza. Una bellezza che porterò con me per tutta la vita. Ricorderò per sempre lo sguardo della mia bambina, dei suoi dolcissimi occhioni blu, delle sue adorabili guanciotte rotonde, delle sue splendide manine delicate, del suo profumo. Un’emozione unica tenerla fra le braccia, fino alla nascita al Cielo.

Quando è nata nostra figlia Chiara, io e mio marito eravamo molto felici, felici di poterla vedere, felici di poterla coccolare tra le nostre braccia anche solo per un istante, felici di poterla far nascere come figlia di Dio tramite il Battesimo. Per me si è coronato tutto il senso di ciò che è stata la mia maternità per Chiara, quanto è valsa la pena dire 'sì', accogliere e accompagnare la nostra piccolina per tutto il tempo che ci è stato concesso.

Il mio saluto a Chiara è stato pieno di gioia, il mio cuore era in pace e ricco di amore, perché sentivo di aver ricevuto più io da Chiara che lei da me. Abbiamo scelto di dire a Chiara che noi per lei c’eravamo, che lei poteva contare su tutto il nostro amore, che non doveva temere, che le saremmo stati accanto fino in fondo.

Una scelta per la vita che si è scontrata con l’unica via che ci era stata presentata: abortire per motivi 'terapeutici'. Nostra figlia «incompatibile con la vita». Eravamo sconvolti. Volevo solo scappare da quella stanza di ospedale. Noi mai avevamo pensato di non far nascere la nostra bambina, l’avremmo accolta così come era: ma quelle parole dure e sferzanti ci gettarono nel buio. Non siamo tornati al secondo appuntamento. Però ci sentivamo soli, abbandonati. Chi ci avrebbe seguito? E soprattutto, chi ci avrebbe capiti? Il nostro cuore era pesto di lividi, non solo per quello che avevamo scoperto ma per il modo con cui ci avevano trattato e per come veniva considerato un bambino malato: uno scarto da eliminare velocemente.

Poi, grazie a un sacerdote nostro amico, siamo entrati in contatto con Marina che ci ha fatto conoscere il professor Giuseppe Noia. Si è aperto un orizzonte di luce, di pace, di amore, di pienezza di bene. Mentre tutto intorno a noi invocava la morte di nostra figlia, noi – sostenuti da una rete di solidarietà – abbiamo fatto quello che è più naturale per un genitore: stare vicino al proprio figlio, soprattutto quando è più fragile.

Non dimenticherò mai quel primo incontro con Noia. «Come lo chiamate?», ci ha domandato: È stato un grandissimo sollievo. Non eravamo più nelle tenebre. Toccavamo il Cielo con un dito. La mia gravidanza di Chiara è stata un dono meraviglioso perché quando abbiamo aperto il nostro cuore alla vita tutto è andato avanti in modo direi miracoloso. Giorgia e Bianca, le sorelline più grandi, hanno aiutato me e mio marito ad affrontare alla grande l’intero percorso. Il funerale di Chiara è stato un inno alla vita. Spero che questa testimonianza possa dar voce a tutti i bambini come Chiara, dare coraggio ai genitori in difficoltà per una gravidanza difficile, aiutare i medici a capire l’importanza della relazione di cura.