Vita

Intervista. Rosato (Pd): sulle unioni civili serve tempo

Marco Iasevoli sabato 10 ottobre 2015
«Avremo sempre i numeri, sino al 2018. E su ogni riforma cruciale lavoreremo per avere maggioranze larghe, proprio come è accaduto nelle ultime ore sulla cittadinanza agli stranieri. Vale anche per le unioni civili, un tema sul quale sono inammissibili contrapposizioni: bisogna sfruttare tutto il tempo che abbiamo avanti per realizzare una convergenza larga». La chiacchierata con Ettore Rosato inizia sulla scaletta dell’aereo che lo riporta da Roma a Trieste. Il tono è disteso, non ci sono nubi all’orizzonte per il governo. «Si, per come sono andate le cose al Senato sulla riforma costituzionale, possiamo dire che ora la strada è in discesa. Ma dobbiamo continuare a rimboccarci le maniche giorno per giorno, senza facili entusiasmi: l’Italia sta recuperando la credibilità persa in quarant’anni di cose non fatte». Una spina nel fianco però esiste e si chiama Roma. E il capogruppo dei deputati Pd, di solito misurato anche oltre il dovuto, proprio non si trattiene: «Marino? Un ottimo chirurgo...». Per onore alla cronaca partiamo da qui, da Roma... Il sindaco farebbe bene a concentrarsi sulle sue di responsabilità, e non su quelle degli altri. Qui c’è il fallimento di una giunta. Noi abbiamo fatto di tutto per dargli una mano. Ma ora abbiamo voltato pagina, anche come Pd romano. Ci sono i lavori per il Giubileo: siamo oggettivamente in enorme ritardo e non c’è più un secondo da perdere. L’amministrazione pubblica dovrà essere all’altezza del grande evento religioso. Il Pd ha già in mente il profilo del prossimo candidato sindaco? Rinuncerete davvero alle primarie? Mi sento di dire che le primarie non saranno archiviate, bisogna considerare le tante circostanze in cui il voto dei cittadini ha posto rimedio agli errori dei dirigenti. Più semplicemente, dobbiamo fare la scelta giusta al momento giusto e con il metodo giusto. Un politico? Un civico? È una distinzione che ha poco senso. Di certo il Pd non ha affatto paura del voto e di M5S, lo vedrete sul campo. Intanto Palazzo Madama sta per licenziare la versione definitiva della riforma costituzionale. Ora si può riaprire il capitolo-Italicum? Non è all’ordine del giorno, non ne vedo proprio i motivi. All’ordine del giorno invece ci sono le unioni civili... Il mio modello di lavoro è quello che abbiamo seguito alla Camera per la cittadinanza. C’è voluto tempo, ma alla fine siamo riusciti ad andare molto oltre la maggioranza parlamentare. Deve essere così quando ci sono temi di cui nessuno si deve appropriare ideologicamente. Questo richiede di andare, come tempi, molto oltre la fine del 2015, termine più volte annunciato dal governo... La scadenza è già cambiata in virtù del cammino svolto dalla riforma costituzionale al Senato, è un dato di fatto che non ce la faremo per la fine dell’anno. Ma questa è un’opportunità per sederci intorno a un tavolo e trovare punti d’intesa che non tengano fuori nessuno e per fare una legge migliore. Questo significa cambiare radicalmente il Cirinnà-bis, no? Quello è il testo-base e non verrà snaturato. Non sta a me indicare ora quali sono i punti di trattativa e mediazione. Posso però parlare di un metodo che secondo me è essenziale: ascoltarci tra di noi e ascoltare la comunità nazionale. Noi siamo qui anche per intercettare ciò che un Paese reale suggerisce ai suoi rappresentanti. Conferma che la Camera non modificherà il testo del Senato? Questa è l’intesa, ma non vuol dire che i deputati saranno spettatori. Fa riflettere questa estrema 'facilità' con cui la maggioranza ha aggiunto voti sulle riforme. Accetterete il sostegno di Verdini anche sulla legge di stabilità? Non cado nel tranello. Accetteremo i voti di tutte le opposizioni e di tutti i gruppi parlamentari su tutti i provvedimenti, senza pregiudizi. Non è colpa nostra se M5S ha perso un quarto dei parlamentari, Sel un terzo e Fi è frastornata. La debolezza delle opposizioni non può diventare una nostra colpa.